Pescara. E’ ormai giunto alle battute finali il processo davanti alla Corte d’Assise di Chieti sulla la mega discarica di Bussi, il disastro ambientale più grande d’Europa con 25 ettari di rifiuti tossici interrati che avrebbero inquinato le acque del fiume Pescara e le sorgenti dell’acqua pubblica della Val Pescara. Venerdì, dopo la replica della difesa, i giudici si ritireranno in camera di consiglio per la sentenza.
“L’acqua contaminata – si legge nella relazione dell’Istituto superiore di sanita’ – e’ stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila persone senza controllo e persino a ospedali e scuole”. Gli imputati sono 19, quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison, accusati di avvelenamento delle acque e disastro ambientale. Ventisette le parti civili, tra Regione, ministero, presidenza del Consiglio, Comuni, associazioni e ambientalisti. Diciotto le richieste di condanne ed una di assoluzione. Le pene chieste dai pm del Tribunale di Pescara Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini variano da 4 a 12 anni e otto mesi. Ammonta invece a un miliardo e 880 milioni di euro il risarcimento chiesto dall’Avvocatura generale dello Stato.
“E’ stato un processo – commenta il legale del Wwf Tommaso Navarra – caratterizzato da una fase preliminare lunghissima e da alcuni passaggi in Cassazione. Ora siamo alla conclusione. Indipendentemente dall’esito del giudizio, che spetta unicamente alla Corte, il fatto che si arrivi a una sentenza in Assise rappresenta gia’ di per se’ una importante vittoria per il movimento ambientalista che aspetta da anni un accertamento di verita’ su quella che e’ considerata la piu’ grande discarica abusiva di rifiuti tossici d’Europa. Sara’ comunque una sentenza storica”. L’avvocato Navarra, inoltre, aggiunge che “le difese hanno sostenuto l’assenza di un pericolo, io mi chiedo allora perche’ sono stati chiusi i pozzi: c’era o non c’era un pericolo?”.
“I tempi certi e rapidi con i quali il presidente Romandini e il giudice a latere Di Geronimo hanno gestito le udienze – sottolinea il delegato regionale del Wwf Luciano Di Tizio – hanno consentito al processo di non rallentare ed e’ pure questo un importante risultato”. Era stato proprio il Wwf, nel 2007, a rendere per primo di dominio pubblico la notizia della presenza di contaminanti nell’acqua potabile. “Le nostre denunce – ricordano Luciano di Tizio e il consigliere nazionale Dante Caserta – hanno avuto un peso determinante nella vicenda. Il processo di Bussi, al di la’ di quelle che saranno le decisioni dei giudici, ha avuto comunque il merito di ristabilire la verita’ dei fatti e questo, dopo anni di attesa, e’ gia’ un importante passo in avanti anche se non ci stancheremo mai di ripetere che la vera e completa giustizia ci sara’ solo con una bonifica che restituisca, a spese di chi ha inquinato, un territorio sano agli abruzzesi”