Scaduto il termine fissato per la fusione di Montesilvano, Pescara e Spoltore, il presidente del consiglio comunale di quest’ultimo comune difende il processo in ritardo e si oppone alla nomina di un commissario ad acta.
Le sue ragione sono state espresse, all’indomani della richiesta di Confindustria, in una lettera inviata al governatore regionale Marsilio, al presidente del consiglio regionale Sospiri e ai parlamentari abruzzesi.
A gennaio 2022 si sarebbe dovuta costituire Nuova Pescara, un comune nato dalla fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore, come indicato dalla legge regionale n.26 del 24 agosto 2018. La creazione del nuovo Ente non è stata possibile per tante ragioni, non ultimo il perdurare della situazione di emergenza legata alla pandemia, la cui fine nessuno è in grado di prevedere. Ci sono state poi le tante difficoltà riscontrate in questi mesi, di tipo pratico, per scrivere lo statuto della nuova città. Pur mantenendo la mia posizione contraria al progetto di fusione, ho portato avanti la mia attività politica e amministrativa nella volontà di rispettare l’esito referendario, e lo stesso posso dire di tutti i consiglieri dell’assise che rappresento. Non è dunque per cattiva volontà che, in queste ultime settimane, ho inserito nel dibattito pubblico la proposta di un rinvio della fusione al 2027.
Sono convinto che la nomina di un commissario ad acta, richiesta da alcuni, sancirebbe una sconfitta della politica nel suo complesso: una mortificazione non necessaria anche perché il commissario si troverebbe di fronte alle stesse difficoltà vissute da noi in questi mesi, strettamente legate alla legge regionale approvata nella passata legislatura e da subito apparsa vuota nei contenuti e inadeguata nelle tempistiche.
C’è necessità invece di un arco di tempo piuttosto lungo, non per fermare i lavori in corso, ma per dare a questi un nuovo slancio: bisogna far ripartire questo processo di fusione iniziando da una legge regionale profondamente rivista, che preveda già delle indicazioni concrete su come riorganizzare i diversi servizi, nella speranza di interessare anche il parlamento nazionale per una legge in grado di affrontare tutte le situazioni non previste dalle normative attuali, pensate per unire comuni di piccole dimensioni, e in grado di assicurare una più razionale gestione della rappresentanza.
Credo infatti che sia dannoso prevedere, come fa la legge regionale attuale, un lungo periodo di commissariamento, specialmente in un periodo come quello che stiamo vivendo, e nel contempo, da uomo delle istituzioni, non condivido l’idea di un’interruzione anticipata del mandato popolare legata alla nascita della nuova città.