Pescara, incapace mentre soffocava il figlio. Il perito:”Maravalle voleva salvarlo dal destino catastrofico”

Pescara. Incapace di intendere e volere mentre soffocava il piccolo Maxim: secondo Renao Ariatti, il perito del tribunale, Massimo Maravalle non avrebbe coscientemente soffocato il figlio adottivo di 4 anni la notte tra il 17 e il 18 luglio scorsi.

La conclusione cui e’ giunto lo psichiatra bolognese, incaricato dal gip del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, di stabilire sei il tecnico informatico di 47 anni affetto da disturbo psicotico atipico autore fosse capace di intendere e di volere la notte del delitto di via Petrarca, è che “all’epoca dei fatti Massimo Maravalle versava per infermità in condizioni di totale esclusione della capacita’ di intendere e volere”.

Il perito, inoltre, ha stabilito che “attualmente le condizioni psicopatologiche appaiono migliorate, pur persistendo quote attenuate di pericolosita’ sociale, che richiedono il prosieguo delle cure in condizione di residenzialità sulle 24 ore, ad alta intensità terapeutica oltre custodiale”. Secondo il consulente del gip, il tecnico informatico “e’ in grado di partecipare in modo consapevole al giudizio”.

Secondo Ariatti, negli ultimissimi giorni prima del delitto, “il paziente era immerso in un delirio florido connotato da continue percezioni e intuizioni deliranti, che caricavano di significati e di premonizioni ogni accadimento, anche quello piu’ banale e fortuito. Il sentimento che pervade Maravalle in quegli ultimi momenti e’ quello di un destino ineluttabile e catastrofico a cui ormai non ci si puo’ piu’ sottrarre. Il gesto estremo verso il piccolo Maxim diviene allora, nella sua mente sconvolta, l’unica strada per sottrarre se stesso e la sua famiglia a indicibili sofferenze”.

Secondo il perito Maravalle riteneva, quindi, il suo gesto “salvifico” e “altruistico”. Per il consulente del gip Maravalle era “totalmente incapace di intendere, sulla base di una condizione delirante assoluta, incoercibile e mai criticata, e al tempo stesso egli va considerato incapace di volere, in quanto la volonta’, anche se apparentemente lucida nel perseguire il risultato omicidiario, e’ in nuce totalmente asservita all’idea delirante che la muove. Cio’ introduce inevitabilmente il tema della pericolosita’ sociale, intesa come rischio di recidiva, non necessariamente di un reato della stessa natura”.

La situazione clinica di Maravalle appare “molto migliorata, ed e’ iniziato un percorso di rivisitazione critica” dell’omicidio, ma si ritiene necessario “un monitoraggio intensivo per il rischio di un possibile gesto suicidiario”. “Resta pero’ – si legge nella perizia – il dato storico di un paziente mai realmente in questi anni esente da “inquinamenti” interpretativi, mai veramente libero da paure e tormenti dubitativi, portato ad affrancarsi dalle terapie farmacologiche, e soprattutto caratterizzato da un’alta vulnerabilita’ allo scompenso rapido, con ingresso in una dimensione delirante poco o nulla criticata”.

Restano, dunque, i pesanti dubbi sull’affidamento in adozione del bimbo di origine russa, adottato dalla famiglia Maravalle solo 2 anni fa. Il pm che si sta occupando del caso e’ Andrea Papalia. Le indagini sono affidate alla squadra mobile di Pescara, diretta da Pierfrancesco Muriana. La perizia sara’ illustrata e discussa nel corso dell’incidente probatorio fissato per il 25 novembre prossimo.

Impostazioni privacy