A dirlo è Matteo Colarossi , presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Pescara che poi spiega la genesi della Riserva: “Questa pineta esisteva già prima dell’arrivo dell’uomo c’era e in epoca romana è stata tagliata e poi il Marchese D’Avalos l’ha ripiantata e oggi le piante che vediamo, bruciate o no, non sono quelle del Marchese D’Avalos, ma quelle reimpiantate dal Corpo Forestale dal Dopoguerra agli anni Ottanta. Parliamo di una pineta artificiale che è stata trasformata in Riserva con evoluzione naturale, ma questo crea problemi perché in una città non si può imporre un vincolo a non manutenere con la vicinanza delle case e con tutto ciò che deve essere fatto per la sicurezza”.
Sul futuro delle piante danneggiate Colarossi ha aggiunto: “La Legge 353 del 2000, ovvero il Testo Unico sugli Incendi, stabilisce che prima di cinque anni non si potrà fare niente salvo deroga per lo sgombero e abbattimento delle piante secche. Alcune verranno abbattute per motivi di sicurezza almeno nelle aree dove c’è la viabilità. In aggiunta ai vincoli previsti dal Piano Naturalistico”.