Montesilvano. Il Comune di Montesilvano, assistito dall’Avvocato Marina De Martiis, ha vinto la controversia contro il Consorzio Imprenditori Edili, che avrebbe dovuto realizzare le due scuole in legno di via Di Pietro e di via Inghilterra, e Ing Lease Italia SPA.
Nella sentenza il giudice Federico Ria ha rigettato ogni domanda formulata da Cme e Ingnei confronti del Comune di Montesilvano e ha accertato “il grave inadempimento di Cme”, dichiarando risolti i contratti di locazione finanziaria immobiliare in costruendo per la realizzazione dei due poli scolastici.
Nella sentenza inoltre si condanna il Cme al pagamento in favore del Comune di Montesilvano della somma complessiva di euro 87.112,19 a titolo di risarcimento danno, oltre accessori, senza esclusione del cumulo, trattandosi di debito di valore, con decorrenza dalla verificazione dei fatti e cioè dall’adozione delle delibere del febbraio 2013. Infine viene dichiarata la nullità del capo di domanda formulata da Ing nei confronti di Cme e condanna Cmeal pagamento in solido delle spese processuali in favore del Comune di Montesilvano.
“Finalmente si definisce l’annosa vicenda relativa alle scuole di legno – afferma il sindaco Ottavio De Martinis -, una ferita ancora aperta per la nostra città. Ora potremo restituire dignità alle due aree con progetti destinati a beneficio dei cittadini. Opere concrete e servizi che realizzeremo in breve tempo per la collettività e che verranno prima programmate all’interno della maggioranza. Garantiamo fin da subito il massimo impegno della nostra amministrazione comunale”.
Il Cme e Ing costituirono un’Ati che avrebbe dovuto realizzare le due scuole, da due milioni di euro ognuna, per poi essere rimborsata dal Comune, una volta terminate le opere, con canoni di affitto periodici. Dopo l’avvio del cantiere, però, nel 2012 l’amministrazione presentò alla ditta delle richieste di variante dei progetti per rendere più funzionali le scuole. I lavori furono sospesi per l’impossibilità da parte del Comune di sborsare 400 mila euro annui sollevando le rimostranze dell’Ati che, dopo aver rifiutato un accordo di 600mila euro, portarono la disputa in tribunale.