Bussi, non piace la ‘soletta’ di Goio sulla discarica. D’Alfonso ordina l’indagine epidemiologica

bussi discaricaPescara. Piovono polemiche da più fronti sulla proposta del commissario straordinario Adriano Goio di “tombare” parte della discarica di Bussi con una “soletta” di cemento e di lasciare in loco una discarica di rifiuti considerati “non pericolosi”.

 La più vibrante protesta è quella proveniente dal Forum dell’Acqua, secondo cui ll’idea è da rigettare “senza se e senza ma” in quanto “invece di curare la malattia si cerca in larga parte di intervenire solo sui sintomi, peraltro con strumenti ed iniziative di difficile attuazione anche nel medio e lungo periodo, data la complessita’ del sito e delle tipologie di inquinanti”. Nello specifico, i rappresentanti del Forum evidenziano che “si tratterebbe di un intervento di “prevenzione” con nessuna bonifica, secondo il documento redatto da Goio dopo un incontro del 28 luglio presso il ministero dell’Ambuente. Il timore degli ambientalisti è che, sopra il terreno contaminato a monte dell’area ex Solvay, si costruirebbe una nuova fabbrica che andrebbe a “tombare” definitivamente questa parte dell’area industriale. “E’ vera reindustrializzazione o si tratta in realta’ di un rinvio sine die della bonifica, almeno dei primi metri di terreno, quello piu’ compromesso?”, si chiede ancora il Forum H2o, che in una nota odierna aggunge: “Appare del tutto incredibile che a 6 anni dalla perimetrazione del sito nazionale e a 10 dalla scoperta dell’inquinamento questa sia la soluzione” trovata. Il Forum mette poi in evidenza che “il trattamento dei cancerogeni nelle acque sotterranee si fa quindi “a valle” dando per scontato che la falda debba continuare ad essere inquinata, visto che non si interverra’ per bonificare le fonti di contaminazione nell’area industriale. Questi contaminanti si muovono verso valle fuoriuscendo dal sito. Inoltre, secondo l’ipotesi ventilata dal sindaco di Bussi, questo impianto di pompaggio e trattamento delle acque inquinate (il cosiddetto TAF) sarebbe acquisito dal Comune assieme all’intera area industriale. Un piccolo comune, che tra poco non potra’ neanche piu’ comprare le matite autonomamente, dovrebbe garantirne l’attivita’ per decenni dopo che neanche Solvay, una multinazionale della chimica che opera dal 1863, e’ riuscita a farlo funzionare adeguatamente, con i contaminanti che in parte hanno continuato il loro percorso lungo la valle del Pescara”.

Parimenti, il Forum boccia anche la proposta di realizzare “una mega-discarica per rifiuti speciali non pericolosi da centinaia di migliaia di metri cubi a monte delle attuali discariche 2A e 2B, dove spostare buona parte del materiale. Si tratta – sostengono gli ambientalisti – di una vera e propria discarica come è chiaramente indicato l’impianto nel documento ufficiale. Di conseguenza ci andranno dei materiali classificati secondo legge come rifiuti. Il tutto sopra l’acquifero piu’ importante della regione e, probabilmente, dell’intero Appennino, quando anche la gestione di rifiuti speciali non pericolosi comporta seri rischi. Tra l’altro facciamo notare che le discariche 2A e 2B in origine nacquero, ufficialmente e con l’autorizzazione di regione e provincia, proprio per rifiuti non pericolosi. Sappiamo tutti come e’ andata a finire e quale e’ stata la capacita’ degli enti di assicurare un controllo della situazione”. Infine, il Forum fa notare che “non e’ stato deciso nulla sulla discarica tossica piu’ grande d’Europa, la Tremonti, un’area prioritaria per la tutela della salute e la prevenzione dei rischi per tutta la valpescara, essendo contigua al fiume”. Nulla anche sulla riperimetrazione del Sito Nazionale per la Bonifiche, un passaggio che consentirebbe di accelerare la reindustrializzazione. Si parla tanto di reindustrializzazione – sottolinea il responsabile del Forum, Augusto De Sanctis, “però si arriva al paradosso che la nuova industria dovrebbe essere realizzata nel polo chimico sopra la soletta di cemento, quindi andrebbe a tombare terreni contaminati, quando esistono terreni non contaminati che potrebbero essere reidustrializzati gia’ oggi”.

Passa all’attacco, invece, il governatore Luciano D’Alfonso, che con una direttiva ufficiale odierna sottolinea come, per la Regione Abruzzo, il sito inquinato di Bussi “costituisce anche spazio inquinatnte tuttora in esercizio”. Il presidente della Regione pretende che si cambi passo verso la soluzione di un guaio ecologico che da decenni verte sulle teste degli abruzzesi, dunque ordina di rilevare “la consistenza epidemiologica di tutta la zona interessata dal fiume Pescara e di tutte le aree, nonché dei loro abitanti, che hanno attinto alle acque potenzialmente contaminate.

“La Regione non può più permettersi di fare da ornamento passivo”, tuona D’Alfonso, “poichè abbiamo l’obbligo di fornire ogni collaborazione avanzata per lo svelamento di ogni responsabilità civile, penale e sociale”. Chiamando a raccolta gli assessori a Sanità, Ambiente e i manager della Asl D’Amario e Zavattaro e coinvolgendo il Genio Civile, fissa entro un termine di dieci giorni una prima riunione operativa e al 21 settembre la consegna di un primo cronoprogramma.

Daniele Galli

 

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