Pescara. È durato circa 45 minuti l’interrogatorio di Massimo Maravalle, pescarese di 47 anni accusato dell’omicidio del figlio adottivo Maxim di 5 anni. L’uomo ha detto di avere soffocato il piccolo nella notte di venerdì scorso, non con il cuscino, come sostenuto inizialmente, ma con entrambe le mani, una posta sul naso, l’altra sulla bocca.
Il gip Gianluca Sarandrea ha convalidato l’arresto dell’uomo. Il perito informatico è difeso dall’avvocato Alfredo Forcillo, che ha richiesto un incidente probatorio per accertare se al momento del fatto Maravalle fosse in grado di intendere e volere.
“Il mio assistito – spiega Forcillo – ha confermato quello che si sapeva già e ha di nuovo confessato di aver ucciso lui il figlio forse per un delirio riconducibile alla sua malattia che era ben controllata fino a quando ha preso i farmaci; medicinali che poi ha smesso di prendere autonomamente e senza dire niente a nessuno perché questi farmaci lo indebolivano e lo facevano star male e una volta che ha smesso di prenderli, non ha saputo gestire più evidentemente questi pensieri deliranti che gli facevano ritenere che ci fossero complotti che potevano provocare al figlio torture e cose di questo genere”.
Il gip ha fissato al prossimo 24 luglio il conferimento dell’incarico per l’incidente probatorio.
“È presto per dire e capire quello che verrà fatto. Si tratta di un paziente che vive un grandissimo dramma come è facilmente intuibile. Per cui aspetteremo. C’è una procedura che sicuramente è stata rispettata”.
A sostenerlo è lo psichiatra del Centro di Salute Mentale della Asl di Pescara, Sabatino Trotta, che ha partecipato e assistito nel carcere di Pescara all’interrogatorio di Massimo Maravalle, accusato dell’omicidio del figlio adottivo Maxim di cinque anni.
“Per me – ha aggiunto – oggi l’importante è rispettare un dramma e un dolore che ha colpito una mamma, un papà e un bambino. È difficile dire oggi. Parlare a posteriori è molto semplice. Cosa si sia verificato nella mente di una persona è difficile dirlo. L’attenzione è stata sicuramente posta.
Probabilmente il tentativo elusivo è stato messo in pratica in primis da chi è portatore, e non credo da un medico o un assistente sociale. In primis nega chi ne è portatore o chi è vicino a lui”.