Si è fatto il punto sugli studi epidemiologici e biologici operati su popolazione, siti e acque nel tempo durante la seduta di ieri della Commissione regionale d’inchiesta sul Sin di Bussi, presieduta dal consigliere Antonio Blasioli.
In audizione Barbara Morgante, direttore Generale della Regione; Alfonso Mascitelli, Direttore Generale ASR; Carla Giansante per l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” di Teramo; Fausto Croce, Professore ordinario Università degli Studi Gabriele d’Annunzio Chieti-Pescara.
“Da oggi la Commissione speciale d’inchiesta – riferisce il presidente Antonio Blasioli – inizia ad occuparsi anche dell’aspetto sanitario che è contenuto nella delibera consiliare istitutiva dopo essersi accertata per mezzo del Direttore generale che la Regione Abruzzo avesse stanziato la somma di 1,5 milioni di euro per il Ministero dell’Ambiente a integrazione dei fondi stanziati con la legge per la ricostruzione”.
Dalle relazioni di Asr e Zooprofilattico è emersa sia la presenza dell’inquinamento nell’ambiente, che l’incidenza nella popolazione in termini di tumori e malattie, nonché l’esigenza di approfondire e attualizzare gli studi fatti e la Commissione non mancherà di essere d’impulso verso la Regione per lo stanziamento di fondi necessari a studi multicentrici sulla salute e l’ambiente.
“Sostanziale il contributo dell’Agenzia sanitaria regionale che ha fatto diverse rilevazioni negli anni, in particolare uno studio epidemiologico multicentrico, riferito al decennio 2004-2013 sull’incidenza dei tumori nella popolazione”, ha riferito il direttore Mascitelli, “da cui emersero dati sopra la norma a Bussi e Popoli con un indice che decadeva in modo rilevante nei Comuni immediatamente fuori dall’area inquinata. Uno studio che è stato confermato da un’altra rilevazione compiuta sempre dall’Asr in sinergia con lo zooprofilattico e Asl nel 2018 su campioni biologici di urina della popolazione residente a Bussi da almeno 10 anni, che confermò la presenza delle sostanze inquinanti con dati critici nelle zone delle ex discariche. Una fotografia che rimarca il nesso di causalità e che si è completata con le indagini ambientali dell’Arta che confermarono la presenza di metalli pesanti nell’aria, acqua e vegetazione, nonché da uno studio del 2015 dello Zooprofilattico sul fiume Aterno-Pescara con rilevamenti a monte e a valle di Bussi che riscontrò i metalli anche nei pesci e nei microrganismi presenti nell’alveo e indicatori mediocri di qualità delle acque, tanto da vietarne l’utilizzo e la pesca per quelli a valle della discarica. Così anche il Professor Croce, consulente della Procura nel 2008 per il sito sequestrato di Piano d’Orta e che riscontrò sostanze direttamente collegabili alla presenza della fabbrica Montecatini nel 60ennio di attività tra il 1904 e il 1964, perché contenenti tutti i metalli pesanti ritrovati interrati nel sito, in strati da tre a sette metri profondità e rilevati nelle falde acquifere che corrono da ovest verso l’Orta”.
La Commissione tornerà a riunirsi il primo di luglio.