Pescara. Ancora in agitazione gli studenti dei licei: anche i ragazzi dell’Acerbo protestano contro le condizioni fatiscenti dell’istituto alle spalle della stazione centrale. Aule fredde e infiltrazioni le rimostranze presentate in piazza Italia.
Stanze fredde e termosifoni spenti, infiltrazioni d’umidità dai soffitti e finestre che lasciano passare gelidi spifferi. Sono queste le motivazioni che hanno portato questa mattina gli studenti dell’istituto tecnico Acerbo a protestare in piazza Italia, davanti alla sede dell’assessorato provinciale all’Edilizia scolastica. A ricevere una delegazione dei pacifici dimostranti è stato l’assessore Fabrizio Rapposelli che ha spiegato la situazione che investe attualmente la struttura di via Parco nazionale d’Abruzzo.
“Ho rassicurato i ragazzi – spiega Rapposelli – sui problemi legati ad una caldaia, in via di ripristino, e che peraltro non crea grandi disservizi per ciò che concerne il riscaldamento delle aule visto che una seconda caldaia riesce a sopperire alla mancanza della prima. In merito poi alle infiltrazioni che abbiamo prevenuto con lavori per 70mila euro lungo tutto il lastrico solare e che si sono riformate con il maltempo dei giorni scorsi, la ditta che ha realizzato i lavori effettuerà, a giorni, un sopralluogo per verificare lo stato dell’arte. Per gli spifferi, invece, abbiamo già pronto il progetto per la sostituzione di tutti gli infissi, progetto inoltrato alla Regione Abruzzo per la valutazione di cui si attende il relativo finanziamento, onde sanare anche questa problematica. Il costo dell’opera previsto è di 350mila euro. Soluzione – precisa ancora Rapposelli – che andrebbe a risolvere questa criticità ma anche a produrre un risparmio per l’ente importante”.
“I ragazzi – conclude il vicepresidente – sono rimasti soddisfatti del colloquio, anche perché ho ribadito loro l’assoluta priorità che questa amministrazione ha rivolto da subito alle scuole di proprietà e in particolare all’Acerbo che è tornato nella sede di via Parco nazionale dopo dodici anni di sfratto forzoso”.