Pescara. Sempre più dritta alla meta, il progetto della filovia si salva dal primo ricorso amministrativo e procede con i lavori. Ma i disabili non dimenticano: “Le barriere architettoniche sono ancora sulla strada-parco”.
Il tribunale amministrativo regionale ha respinto ieri la richiesta di sospensiva dell’autorizzazione per i lavori di realizzazione della filovia Pescara-Montesilvano, rilasciata a settembre scorso dal comitato regionale di Valutazione dell’impatto ambientale (Via). A presentare il ricorso erano stati alcuni residenti della strada-parco, l’arteria ciclopedonale che ospiterà il passaggio del filobus, e le associazoni Wwf e Carrozzine determinate Abruzzo, convinti che troppo tardi la Gtm aveva avviato la procedura per la Via. I lavori dunque proseguono, anche se i ricorrenti attendono l’udienza sul merito della causa, ma nel frattempo Michele Russo, presidente dell’appaltante Gtm, conta di ultimare il cantiere prima che il Tar torni a pronunciarsi.
Rimangono, però, in piedi le prescrizioni che il comitato della Regione ha imposto alla Gtm, ovvero il rinfoltimento della vegetazione eliminata per effettuare gli interventi e l’abbattimento delle numerose barriere architettoniche presenti sul tracciato della filovia: rampe di accesso pericolose, scivoli che superano tre/quattro volte le pendenze imposte dalla legge, chilometri di marciapiedi di larghezza inferiore alle norme previste, pali in mezzo ai marciapiedi e tanto altro ancora. “Dove sono i progetti ufficiali di eliminazione delle barriere architettoniche sulla strada Parco?”, si chiede, però Claudio Ferrante, presidente di Carrozzine determinate, “Quali barriere saranno eliminate? In quali vie Di Pescara o Montesilvano e presso quali numeri civici? Ricordiamo che l’accessibilità deve essere garantita su tutto il percorso, così come devono essere garantite le pari opportunità”.
Domande che aspettano risposte, risposte che si quantificheranno in cifre economiche (oltre i 31 milioni di euro stanziati per la filovia): “Quanti soldi verranno spesi per eliminare barriere che non dovevano essere costruite?”, si interroga ancora Ferrante, “Quanti milioni di euro? Chi paga tutto questo?”. La risposta, purtroppo, è sempre la stessa: “Naturalmente saremo noi cittadini”, conclude amareggiato il presidente dell’associazione di disabili.