Pescara. Con i paventati aumenti sulla Tares, insorgono le associazioni di categoria e manifestano senza mezzi termini il rifiuto contro le modifiche al regolamento sulla tassa per i rifiuti. Colazilli (Cna): “Attività e famiglie tartassate”. Confcommercio: “Tutti in ginocchio”.
Solo un’ipotesi, peraltro facile a sfociare nell’ennesima bagarre dell’Aula, ma le ventilate modifiche al regolamento sulla Tares fanno già tremare i polsi e alzare la voce alle associazioni di categoria. Leggasi “aumenti sulla tassa dei rifiuti” nell’ordine del 150 e 200 per cento rispetto allo scorso anno, cifre che fanno giurare sulla battaglia tra le componenti di quel consiglio comunale che dovrà approvare il regolamento studiato dagli uffici tecnici. Intanto, per non sbagliare, chi porta la voce degli esercenti si dice subito pronto alla sollevazione.
“Aumenti inaccettabili”, li definisce il presidente della Cna provinciale, Riccardo Colazilli, che invita “il consiglio comunale, cui compete la decisione finale, a rivedere le tariffe ipotizzate in modo da garantire una maggiore equità sociale e per evitare che sul capo di famiglie numerose e di alcune attività produttive, cali la mannaia di una vera e propria stangata”. Duro il giudizio della Cna sulle tariffe ipotizzate per le “utenze non domestiche”, ovvero le attività produttive: “Fa sorridere”, prosegue Colazilli, “che lo sconto più consistente, nell’ordine del 44,8% sia stato riservato a night e discoteche. Ma la verità è che il grosso degli aumenti graverà quasi esclusivamente sulle attività artigianali e commerciali, oltre che di servizio alla persona”.
Nel passaggio dalla vecchia Tarsu alla nuova Tares, infatti, si potrebbe assistere ad un aumento fino al 109,3% a carico di barbieri, parrucchieri ed estetiste, del 65,3% per ristoranti, trattorie, pizzerie e pub, del 58% per falegnami, idraulici, fabbri ed elettricisti. Rialzi che dovranno essere corredati da ulteriori 30 centesimi di euro per metro quadrato di superficie utilizzata, per la copertura di altri servizi comunali: “Insomma”, commenta Colazilli, “un salasso vero e proprio”.
“L’entrata in vigore della Tares”, rincara la dose la Confcommercio con una nota, “rischia di mettere in ginocchio tutte le aziende del commercio, del turismo e dei servizi e di vessare famiglie ormai allo stremo”. Per i rappresentanti dei commercianti, però, la colpa sta tutta nel passaggio dalla vecchia alla nuova tassazione: “Purtroppo”, viene rileva dalla Confcommercio, “gli assurdi coefficienti previsti dal Decreto Ronchi non sono stati modificati e oggi ci ritroviamo con aumenti spropositati che colpiscono aziende e famiglie con picchi clamorosi per attività come ortofrutta, pescherie, fioristi e ristoranti”.
Prima della stangata, è già pronto il contrattacco. Dopo aver già incontrato l’assessore al Bilancio del Comune, la Cna chiede di intervenire sul regolamento sui seguenti punti:
– applicazione dei coefficienti previsti dal Decreto Ronchi nella misura minima;
– applicazione delle agevolazioni e riduzioni prevedibili nel Regolamento nella misura massima consentita;
– revisione della ripartizione del tributo sulle famiglie che vada a penalizzare meno le famiglie più numerose;
– previsione di componenti delle associazioni di categoria in una commissione che annualmente andrà a valutare i costi del servizio di raccolta rifiuti comunale.
Simile la richiesta del presidente Cna, che aggiunge: “Se è vero che la nuova tassa deve, per legge, coprire il totale del costo del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, è proprio su questo aspetto che occorre concentrare l’attenzione: non vorremmo”, specifica Colazzilli, “che cittadini e imprese fossero chiamati a coprire anche i costi di inefficienze e sprechi”.
Da non dimenticare, poi, che gli imprenditori pagheranno due volte, una volta per la propria attività, la seconda per l’abitazione personale. “Ferma restando la giustezza del principio che sgancia, nel caso delle abitazioni, il calcolo della nuova tassa dalla misura della superficie dell’immobile al numero dei componenti il nucleo familiare”, conclude Colazzilli, “occorre evitare che si arrivi a una vera e propria macelleria sociale. Se non si introdurranno criteri correttivi, quali il reddito disponibile, la sola applicazione del quoziente familiare rischia di consegnare a famiglie numerose, e quindi con maggiori problemi di reddito, cartelle esattoriali dagli incrementi pazzeschi, come suona quello del 131,53% per i nuclei familiari oltre le sei persone”.