Montesilvano. Non sempre le belle storie hanno un lieto fine, o i grandi sogni sono destinati a realizzarsi come ci hanno insegnato a scuola. Julia Carciumaru è una ragazza disabile (distonia muscolare) che insieme alla sua associazione Jeremy sogna di insegnare l’inglese ai bambini disabili e normodotati col fine di farli recitare insieme in lingua in piccole opere teatrali. Insomma un progetto didattico e formativo e allo stesso tempo che garantisca l’inclusione sociale.
Così ieri è partita in treno da Forlì per presentare il progetto all’assessore alle politiche della disabilità, Enea d’Alonso. “Tra mille sforzi, insomma sono riuscita ad ottenere degli appuntamenti con il Comune di Pescara e Montesilvano per sondare – scrive Julia in una lettera – quale interesse queste istituzioni potessero avere nel supportare questa iniziativa che, oltre ad essere a mio avviso originale, avrebbe potuto aiutare molte famiglie e soprattutto molti ragazzi diversamente abili e non. Decine di lettere e appuntamenti con assessori, sindaci, associazioni di lestofanti che travestiti da odierni Gandhi troppo spesso sfruttano la disabilità solo ed esclusivamente per il loro interesse personale. Eppure oggi sembrava davvero tutto diverso. Vi confesso che eravamo euforici in quanto, avendo avuto contatti con l’ufficio disabili ed essendo stato (almeno apparentemente) il nostro progetto preso in esame dal suddetto ufficio e (apparentemente) valutato in maniera positiva, era una nostra speranza il potere parlare per almeno cinque minuti con chi è stato delegato dal popolo italiano ad assolvere a certi compiti. Tutte false speranze. Arriviamo al comune di Montesilvano, trovando per caso l’assessore con cui avevamo appuntamento al bar e dopo avergli ricordato dell’appuntamento tanto agognato, il suddetto ci prega di attendere mezzora. Va bene. Cosa sarà mai mezzora in più o in meno, dopo un continuo su e giù da Forlì in treno, con tutte le scomodità che un viaggio del genere comporta per una ragazza disabile? Nulla, ho pensato sul momento che il gioco valesse la candela. Ci rechiamo quindi all’ufficio dell’assessore alle politiche della disabilità. Dopo avere aspettato un’ora (vi sottolineo che l’appuntamento era alle undici del mattino), telefoniamo alle ore 12.00 all’assessore, che ci dice che è in procinto di arrivare. Alle ore 13.15, dopo avere aspettato un totale di due ore e quindici minuti, sottolineando ancora una volta che vengo appositamente da Forlì per questo appuntamento e soprattutto indignata dal fatto che l’assessore aveva potuto prendere atto delle nostre condizioni fisiche (io con distonia muscolare e il mio collaboratore in carrozzina), con profondo disappunto mi sono fatta riaccompagnare alla macchina dal presidente della mia associazione che, oltre ad accompagnare me che ho evidenti difficoltà deambulatorie, spingeva la carrozzina dell’altro nostro accompagnatore. Insomma con nostra grande sorpresa abbiamo trovato una multa di 40 euro per parcheggio irregolare in posto riservato ai disabili nonostante la macchina fosse fornita di tagliandino rosso e i vigili avessero avuto modo di prendere atto delle nostre condizioni, vedendoci parcheggiare e vedendoci mentre tra mille difficoltà ci accingevamo ad uscire dalla vettura (non hanno neanche minimamente accennato a volerci aiutare!). Viste queste premesse, e visto soprattutto che in questa città l’aiuto viene a mancare soprattutto da coloro che sono stati delegati dal popolo italiano a darcelo, prima di risalire sul treno e tornare nella casa in cui le istituzioni sembrano volermi vedere imprigionata, ringrazio vivamente l’assessore Enea d’Alonso per il trattamento riservatoci e mi auguro che le istituzioni abruzzesi un giorno imparino a considerarci, se non come propositori di iniziative valide, almeno come esseri umani”.
Per la cronaca Julia, una volta rientrata a Forlì, in seguito allo stress della giornata e dei viaggi, è dovuta ricorrere alle cure mediche nel locale ospedale.