Pescara. Spararono in pieno giorno durante un folle inseguimento tra tre macchine in via dell’Emigrante. Il racconto di una ragazza coinvolta fa arrestare i quattro responsabili della faida legata al cuore e alla droga. Mentre si sparavano con i fucili, nelle auto c’erano vari bimbi.
C’è una faida dietro la sparatoria che lo scorso 26 febbraio ha spezzato la tranquillità di via dell’Emigrante. In pieno giorno, un inseguimento tra tre automobili a folle velocità gettò i residenti nel panico, e solo per fortunata fatalità nessuno rimase ferito. Le varie persone a bordo delle macchine che sfrecciavano, infatti, si affrontarono a colpi d’arma da fuoco sparati dai finestrini.
Nei mesi successivi, le indagini dei carabinieri di Pescara, avevano già indagato e arrestato, il 16 aprile, Jonatha e Gaetano Cataldo, fratelli di 39 e 44 anni, per tentato omicidio. Ma risalendo a due dei responsabili dell’episodio criminoso, i militari, guidati dal capitano Claudio Scarponi e dal tenente Salvatore Invidia, riuscirono a svelare anche l’attività di spaccio gestita dai cataldo. Il 7 maggio, infatti, fu arrestato anche Luca Cataldo, nipote 23enne di Jonatha, e la sua convivente, dopo aver ritrovato nella loro abitazione circa 20 grammi di cocaina. Il bottino più corposo, però, era quello che Jonatha Cataldo teneva nascosto, interrato sotto un podere nella campagna tra Villa Raspa e Pescara. Vane, però, le precauzioni prese dal 39enne, che sapendo di rischiare si recava nel “fortino” lasciando l’automobile anche a 3 chilometri, per poi procede a piedi.
La fondamentale testimonianza che ha permesso ai carabinieri di scoperchiare il vaso di Pandora è stata fornita da una 25enne rimasta coinvolta nello scontro a fuoco, che dopo la sparatoria ha sporto una denuncia talmente dettagliata da mostrare perfino una delle automobili raggiunte dai proiettili. In manette sono finiti quattro componenti di due clan: i Cataldo, contro Giorgio Cacioppo, 36enne e la moglie 40enne Melissa Caruso. La testimone ha riferito che il 26 febbraio era sulla Jeep con Cacioppo e la moglie: seduti accanto a loro due bimbi di 4 e 8 anni: il figlio della coppia e quello della giovane. Il trio era in giro per Santa Filomena a caccia dell’automobile dei Cataldo, dopo alcuni screzi nati nei giorni seguenti. La testimone, inoltre, era stata legata sentimentalmente a Gaetano: dal primo contatto, i Cacioppo spararono contro la carrozzeria della Yaris. Luca e Jonatha Cataldo estrassero un fucile e mirarono ad, altezza uomo, guadagnandosi l’accusa di tentato omicidio. Cacioppio ingranò la marcia e scappò ma, secondo la ricostruzione della 25enne, furono presto raggiunti dalla Bmw guidata dal suo ex compagno, che sparò con una pistola colpendo e mandando in frantumi il parabrezza della Cherokee.
Dopo le lunghe indagini, stamattina sono state rese esecutive le ordinanze di arresto, richieste dal Pm Mirvana Di Serio e firmatedal Gip Sarandrea. Le intercettazioni telefoniche e ambientali, unite ai racconti della giovane, hanno riferito che dietro alla faida c’erano, appunto, motivi legati a cuore e denaro.