Pescara. Due anni di impiego di militari dell’esercito in città ma il tasso di criminalità non accenna ad abbassarsi. Il sindacato di polizia Coisp riflette sulla spesa: “Pattugliare non è garanzia di deterrenza”.
“Indipendentemente dall’aspetto politico-ideologico, spendere soldi per impiegare i militari a pattugliare la nostra città non è sinonimo di garanzia di deterrenza contro la criminalità organizzata”. E’ questa la riflessione di Giovanni Catitti, segretario provinciale del Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia (Coisp) a distanza di due anni dall’impiego dell’esercito italiano per il servizio di sicurezza nel capoluogo adriatico.
Non sull’ideologia, bensì sulla contabilità si fonda il commento di Catititti, che giudica “irrazionale togliere risorse finanziarie alla polizia, in ogni caso operativa sempre e comunque per garantire l’ordine pubblico, nonostante sarebbe opportuno riaprire il capitolo delle spese per un migliore equipaggiamento”.
“I problemi di ordine pubblico sono complessi e poliedrici”, aggiunge il sindacalista, “e non possono essere risolti con iniziative emotive palesemente destinate all’improduttività. Magari destinare le risorse che si spendono per l’impiego dei militari con nuove assunzioni, conclude Catitti riferendosi alla questura sotto organico, “sarebbe una risposta intelligente alle problematiche della sicurezza”.