Ormai la via del mare è (esile ma) aperta e, dopo i primi 50mila metri cubi di fondale ripulito, i pescherecci salperanno domenica notte dopo più di 500 giorni fermi a causa del mancato dragaggio. Solo gli armatori, però, sanno cosa hanno dovuto sopportare per fronteggiare gli ultimi sforzi per ripristinare scafi, reti e motori: sacrifici economici da decine di migliaia di euro, consumati dopo un anno di debiti accumulati e incassi mancati.
Ora la nuova missione si chiama start-up, cioè rimettere in piedi un sistema rimasto incagliato per troppo tempo: saldare con i fornitori inviperiti per gli arretrati, sostenere i costi di gestione dell’attività e alla fine di tutto ristabilire l’ordinario ricavato economico. Senza dimenticare i dipendenti da pagare, che tra tutti sono forse quelli messi peggio. Cassa integrazione per i mesi di paralisi? I primi 3 mesi del 2012 sono stati erogati, gli ultimi 3 sono arrivati a casa soltanto di 100 su 160 marittimi, prima che finissero i fondi nelle casse dell’Inps. Per il 2013 il tunnel è buio, ma forse sta arrivando l’uscita: in tanti, obbligati a non lavorare nel corso del 2012, non hanno accumulato contributi e requisiti per i risarcimenti correnti; di contro le casse nazionali erano e sono rimaste vuote. In attesa di una nuova iniezione vitale da 30 milioni, i sindacati del comparto pesca hanno sistemato l’empasse dei requisiti e il 6 giugno prossimo si siederanno ad un tavolo interministeriale, insieme all’Inps, per sciogliere gli ultimi nodi.
La marineria rimane a guardare, con il naso ormai appiattito dal vetro delle finestre dei Palazzi, e intanto fa da sé, autogestendo il fondo del Decreto Sviluppo: gli armatori hanno deciso, per poter dare una grossa mano ai propri dipendenti, di stornare 500mila euro dai 3 milioni stanziati a dicembre scorso dal Governo e girarli in favore dei lavoratori imbarcati. Questo vuol dire che, non appena arriverà l’ok da Bruxelles per lo stanziamento previsto dalla Legge Finanziaria del 29 dicembre, i fondi a disposizione della marineria scenderanno da 3 milioni di euro a 2milioni 500 mila euro. “E’ indispensabile però che queste somme vengano sbloccate in tempi rapidi per dare un po’ di respiro ai pescatori per cui va individuata senza indugi una soluzione da parte del Governo, di concerto con Bruxelles”: questo è ciò che l’armatore Mimmo Grosso e il presidente della Provincia Testa, ieri a Roma per conto del comparto dannunziano, hanno detto al ministro delle Riforme Quagliariello. Il “grande saggio” ha seguito negli ultimi mesi la vicenda abruzzese, ma ora da ministro non ha competenze dirette: ha potuto invece riferire della questione, durante la seduta odierna del Consiglio dei Ministri, al ministro delle Infrastrutture Lupi affinché renda più spedito il completamento del dragaggio, al ministro delle Politiche Agricole De Girolamo, competente alla Pesca, e al ministro delle Politiche Europee Moavero Milanesi. Sui 3 milioni dello Sviluppo, infatti, ci vuole l’ok dell’Unione Europa, pena incorrere in infrazione comunitaria, pregando che i tempi non diventino biblici. Anche il tentativo di far girare il mezzo milione dalle mani della Regione può richiedere circa un mese, tempo che tutto venga registrato a norma nei vari passaggi, prima che ad ogni pescatore arrivino questi 3125 euro.
Stante la grande collaborazione dimostrata dalla marineria, nonostante il dragaggio solo parziale il capitano della direzione marittima Luciano Pozzolano dovrebbe firmare entro domani l’ordinanza per la riapertura del porto. Grazie anche alle prove che di uscita che vari pescherecci hanno effettuato in questi ultimi giorni: tutto a proprio rischio e pericolo di incagliarsi nel basso fondale o, malauguratamente, di registrare peggiori conseguenze. Per questo altri 50mila euro dei 3 milioni sono stati investiti, anticipati dalla Provincia, per una polizza assicurativa che copra ogni eventuale danno nei prossimi 4 mesi (stimati fino all’ultimazione del cantiere Sidra) di manovre nel porto, mentre a Quagliariello si è chiesto un risarcimento a livello governativo per i danni subiti dalle imbarcazioni nell’ultimo mese. Ulteriori 26mila euro, invece, sono stati anticipati dalla Provincia per la cooperativa Nuovo Progresso, fornitrice delle vaschette di polistirolo indispensabili a caricare il pescato: tutte già consegnate in mattinata. Dopo il ritorno a lavoro, rimane infine l’ultimo scoglio del fermo pesca di metà luglio-metà settembre: “Per armatori e pescatori ma anche per il mercato ittico all’ingrosso,”, hanno detto ieri a Roma Grosso e l’altro rappresentante Giovanni Verzulli, “sarebbe un danno ulteriore, per cui il Governo dovrebbe dare il via libera all’esonero per gli appartenenti alla marineria del capoluogo adriatico”.
Daniele Galli