Paura di Pescara, le mosse di Taormina per salvare i Ciarelli: rinviato il processo Rigante

taominacarloPescara. Paura, scarsa sicurezza, clima ostile alto rischio: queste le leve usate dall’avvocato Carlo Taormina per non presenziare all’udienza sull’omicidio Rigante e spostare l’udienza ai Ciarelli a Campobasso. Tutto rinviato al 6 giugno: tribunale blindato dalla polizia.

“In Italia siamo tutti assassini”. Forse per questo Carlo Taormina, autore della frase e avvocato difensore di Massimo e altri 4 rom Ciarelli accusati dell’omicidio dell’ultras Domenico Rigante, ha paura di venire a Pescara. Una frase pronunciata dal ‘principe del foro’ lo scorso 16 aprile quando all’esterno del tribunale i parenti degli imputati tirarono fuori mazze e bastoni per affrontare i familiari e i conoscenti del 24enne ucciso il primo maggio 2012.

Quel putiferio in tribunale rimarrà impresso nella storia della città per anni, intanto l’avvocato Taormina lo ha voluto mettere agli atti del procedimento penale, usandolo come tassello della strategia difensiva che mira a portare il processo ai Ciarelli via dalla città che, senza ipocrisie, li vuole dietro le sbarre. Una lettera del legale dei vip, fatta pervenire oggi al giudice Sarandrea, recita così: “Il rischio non è il mio mestiere e al momento non mi sento di venire a Pescara”. Taormina, che già lo scorso 2 maggio ha presentato richiesta in cassazione per spostare le udienze in altra sede, ha ricordato nella nota che è stato vittima di insulti a Palazzo di Giustizia, rimanendo accertato con la sua scorta che lo ha risparmiato dallo scontro fisico. Con il collega Franco Metta, i difensori hanno ribadito a Sarandrea la “forze componente razziale” e la “mancanza di sicurezza” che si lega al processo, sollecitandone il trasferimento, con Campobasso come probabile nuova sede.rigante_processo_mazze

E così l’udienza a rito abbreviato prevista per oggi, blindata da una decina di furgoni della polizia e da numerosi comparti della questura, è stata rinviata al 6 giugno prossimo. Data già pronta ad un nuovo rinvio, in quanto difficilmente sarà preceduta dal pronunciamento della Cassazione: circa un altro mese. Occasione per far prendere aria e far scambiare qualche saluto attraverso le transenne tra i giovanissimi imputati d’omicidio e i parenti, radunatisi alla spicciolata all’esterno delle aule. All’interno, solo pochi minuti di seduta, giusto il tempo per la costituzione delle parti. Tutto è filato più che liscio: mancavano in blocco i familiari e gli amici del ‘gemellone’ ucciso. A riprova che chi non ha colpe non ha alcun motivo di sollevare polveroni.

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