Pescara. Ieri la camminata “sulle acque” del porto, domani un nuovo incontro con le istituzioni: la marineria, sfinita dal mancato dragaggio, pronta a manifestare nuovamente e a “rovesciare la città”.
Non chiedono miracoli, anche se servirebbero per sbloccare i lavori del dragaggio, assegnati alla Sidra un mese fa e finora ancora non iniziati. Vogliono solo garanzie per poter tornare in mare. Pur di riprendere a lavorare sono disposti anche a far finta di credere che lo spostamento, all’interno dello stesso avamporto, di 25mila metri cubi di sabbia possa bastare a far uscire i 56 pescherecci da un canale ridotto a poco più di un metro. Le misurazioni ufficiali, quelle effettuate dalla ditta che si è aggiudicata l’appalto per rimuovere 200mila metri cubi di fango e sabbia dal fondo del porto, dicono che le profondità tra canale e darsena arrivano anche a 3,5 metri. Per smentirle, i marinai ieri hanno effettuato le proprie batimetrie: semplicemente indossando una muta e scendendo direttamente in acqua, dimostrando che in più punti del molo dove le barche sono ormeggiate il livello tocca alla vita (guarda i video). E allora come possono fare ad arrivare all’uscita del porto se al posto delle eliche servirebbero le ruote?
E intanto, della data dell’inizio del vero dragaggio non si sa ancora nulla. Per questo, prima della dimostrazione di ieri, una delegazione dell’Associazione armatori Pescara, ha chiesto al presidente della Provincia Guerino Testa di convocare un incontro con i rappresentanti delle istituzioni : la marineria chiede garanzie precise, in merito a tutte le attività utili al ritorno in mare e alle spese da sostenere fino al ripristino totale del porto. Ad esempio la copertura dei costi di bunkeraggio, ovvero il rifornimento alternativo a quello per le colonnine di acqua e carburante, difficilmente raggiungibili con il fondale non ripulito, o le spese di assicurazione. L’incontro si terrà domani alle 10:30 nella sala Tinozzi della Provincia. Testa ha sollecitato l’intervento del presidente della Regione Gianni Chiodi, che ha dato la propria disponibilità, e ha invitato altri rappresentanti della Regione oltre quelli del Comune, del Provveditorato interregionale per le opere pubbliche, della ditta Sidra e della Capitaneria di Porto.
“Ci stiamo impegnando per tornare in mare ma chiediamo garanzie”, ha detto l’armatore Mimmo Grosso, “ricordiamo alle istituzioni che se ci troviamo in queste condizioni, con il porto chiuso e senza lavoro,non è certo per colpa nostra. La situazione è grave e si è aggravata, l’auspicio è che le istituzioni ci ricevano: se dovessero venir meno protesteremo di nuovo. Siamo pronti a rovesciare la città”.