Pescara. Si parte, anche se soltanto per un parziale ripristino dei fondali. Il comandante Pozzolano ha firmato l’ordinanza per l’avvio dei lavori di scavo nel porto: ma più che di dragaggio vero e proprio si può parlare di riapertura della canaletta di accesso al canale. Lunedì’inizio delle operazioni.
Con qualche giorno di ritardo, ma l’anticipazione fatta mercoledì scorso dalla Sidra sarà rispettata. Non ieri, come termine massimo promesso, bensì lunedì mattina partirà il dragaggio. Anche se sarebbe meglio definirlo una piccolissima anteprima della rimozione dei 200mila metri cubi da porto canale e darsena commerciale, come appaltato dal Provveditorato interregionale ai Lavori Pubblici e dal ministero delle Infrastrutture alla Società Italiana Dragaggi di Roma.
Ieri sera il comandante della direzione marittima di Pescara Luciano Pozzolano, ribaltando le sue stesse previsioni che fino a ieri con cautela prospettavano ancora due settimane di attesa, ha firmato l’ordinanza per l’avvio delle operazioni di movimentazione dei sedimenti dal canale di lancio del porto: una piccola canaletta larga una 30ina di metri che permetterebbe a due imbarcazioni contemporaneamente di entrare e uscire dall’imboccatura a sud della diga foranea. Per un totale di 25mila metri cubi di sabbia: come dicono i marinai, “qualche palata”. L’ordinanza prende validità domani, ma la Sidra comunica che i lavori del moto pontone ‘Fioravante’ prenderanno il via solo lunedì mattina alle 7 e che i lavori dureranno tre settimane.
Praticamente il minimo sindacale per dare la possibilità (o solo l’impressione di questa) ai 56 pescherecci della flotta pescarese di poter ritornare a lavoro. Non si tratta neanche di una vera e propria rimozione, bensì di uno semplice spostamento dei sedimenti del fondale compreso tra i due moli e l’imboccatura sud-est sul fondale nei pressi della punta nord della diga. Ciò spiega la drammatica complessità burocratica delle operazioni: da fine 2012, quando i lavori sono stati assegnati, sono stati eseguiti lunghi e approfonditi esami, certificati dall’Arta, necessari e indispensabili ma che finora hanno solo accertato che la qualità dei materiali da spostare fosse compatibile con quella dell’area in cui verranno depositati. E questi sono non inquinati: è molto facile dedurre che per quelli meno sporchi sia una vera impresa trovare un sito dove scaricarli.
LA MARINERIA: CAMMINIAMO SULLE ACQUE
La classica mossa di passare la scopa e nascondere le briciole sotto il tappeto. Leggendo le batimetrie del piano operativo della Sidra si deduce che si toglierà ben poco fondale dalla parte meno insabbiata al centro dell’avamporto per ammassarlo in una zona inutile alla navigazione. Ma alla marineria servirà ben poco:”Questi non sono i lavori di dragaggio vero e proprio”,-dice Mimmo Grosso in rappresentanza della associazione Armatori Pescara, “può essere un aiuto ma per noi il problema è dentro il canale”. E infatti dai rilevamenti che alcuni pescatori hanno fatto con gli ecoscandagli, all’interno del canale che riporta alla zona di ormeggio più a monte la profondità è ridotta a meno di un metro e mezzo. Ciò significa che, seppur a fatica, trainate per potersi liberare dalla secca sotto banchina, navigando in acque bassissime mettendo a rischio scafi, eliche e l’incolumità degli equipaggi, una volta uscite dall’avamporto dragato e tornate in mare aperto a lavorare, per i 56 pescherecci sarebbe impossibile poi ripercorrere il percorso inverso, almeno fin quando anche il canale non sarà ripulito. E quando questo accadrà non è dato saperlo. La causa, secondo le indiscrezioni provenienti dal lungofiume nord, sarebbero i fondali decisamente più inquinati di quelli dell’avamporto che giacciono depositati nella parte più interna del porto, che fanno muovere tutti i soggetti interessati ai lavori con la cautela di chi cammina sulle uova. Tutto per evitare di ritrovarsi, come accaduto a dicembre 2011, con la Procura pronta a bloccare i lavori alla prima “palata” scavata con l’accusa di traffico di materiale tossico. “Cosi ci prendono in giro”, ha detto ieri Mimmo Grosso nel corso di un’assemblea con armatori e pescatori, “ci dicono che possiamo uscire ma senza darci garanzie sul riattacco”. La stessa assemblea che meditava di bloccare tutta la città per protestare contro il ritardo dei lavori. Poi, in serata, l’ordinanza di Pozzolano e il ripensamento degli armatori: “Ci hanno chiesto la nostra collaborazione e la daremo, non faremo nulla contro questo intervento perché siamo disposti a tutto per di tornare in mare ma ci servono garanzie”, afferma stamattina Grosso. Non desistono, i marinai, dal voler dimostrare che un metro scarso è l’altezza del canale e mercoledì, giorno precedentemente fissato per la protesta generale, quattro marinari attrezzati con mute e asticella metrica attraverseranno a piedi il canale da sponda a sponda, convinti che nell’avamporto l’acqua è alta 2,5 metri, alla punta del molo nord solo 2.
Per il ritorno definitivo alle condizioni normali di lavoro, insomma, la marineria teme che se ne riparli ad ottobre-novembre, in quanto i ritardi previsti a causa dei necessari permessi potrebbero accavallarsi con l’inizio della stagione balneare che vieterebbe ogni operazione. Notizie relativamente migliori, invece, giungono sul fronte dei ristori economici: mercoledì dovrebbe arrivare la conferma del prolungamento del fermo pesca fino ad aprile e sempre mercoledì ci sarà un incontro a Roma con la ragioneria del ministero allo Sviluppo economico per sbloccare l’empasse dei 3 milioni di euro previsti per gli armatori dal Decreto Sviluppo. La settimana prossima, infine, i lavoratori dipendenti potranno iniziare a rivolgersi alla Banca Caripe per l’anticipo della cassa integrazione 2012 da parte della Regione.
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L’area che verrà sgomberata
Le analisi dell’Arta sulla qualità dei fondali