L’Aquila, al via la ricognizione sulle spoglie di Celestino V

celestinoVL’Aquila. E’ cominciata la ricognizione sulle spoglie di San Pietro Celestino che consentirà, tra l’altro, agli esperti della Commissione Diocesana di ricostruire, con esame di scanner laser, le vere fattezze del volto di Celestino V. Infatti, nella giornata di giovedì 21 febbraio, dopo i primi vespri della Solennità della Cattedra di San Pietro, il corpo del Papa santo è stato prelevato dalla Basilica di Collemaggio, sua sede secolare, per essere trasferito in luogo sicuro e adeguato a consentire agli esperti della Commissione di iniziare lo studio e poi di proseguire con tutte le attività necessarie per la ricognizione canonica delle sacre spoglie durante la quale saranno effettuati tutti gli studi sulla scatola cranica, al fine di poter ricostruire le vere fattezze del volto dell’eremita del Morrone.

Stamane al cospetto di monsignor Giuseppe Molinari, arcivescovo dell’Aquila, si è radunata per la prima volta la Commissione Diocesana in Adunanza Ordinaria per stabilire le procedure da seguire per la recognitio e durante la seduta, alla presenza di tutti i membri sia laici che ecclesiastici, si è proceduto all’apertura dell’urna, con la rottura dei sigilli in ceralacca, per permettere agli studiosi di iniziare i lavori. Nel frattempo si stanno programmando, le lavorazioni per la realizzazione dei nuovi paramenti (in materiale sintetico per garantire una durata nel tempo), cui sarà rivestito il corpo di Celestino e sul quale verrà sistemato il prezioso pallio, insegna liturgica papale simbolo del Buon Pastore, donato dal Papa Benedetto XVI durante la sua visita alla Basilica di Collemaggio squarciata dal terremoto e invasa dall’enorme cumulo di macerie del suo transetto. Di origini molto umili (i genitori erano contadini e lui era il penultimo di dodici figli) Celestino V (Pietro da Morrone) le cui spoglie sono custodite nella basilica aquilana di Santa Maria di Collemaggio, fu eletto al soglio pontificio, proprio a Collemaggio, il 5 luglio 1294 in tempi molto bui per la Chiesa. Rassegnò le dimissioni dopo pochi mesi, il 13 dicembre di quello stesso anno, non reputando più opportuno prestarsi alle pressioni di Carlo d’Angiò e dei faccendieri intenti ad approfittare della sua buona fede. Ma prima della rinuncia indisse il perdono celestiniano. Chiunque fosse passato, veramente pentito e confessato, sotto la porta santa della basilica, avrebbe potuto lucrare l’indulgenza plenaria. Catturato a Vieste nel giugno 1295 mentre tentava di raggiungere l’eremo di Sant’Onofrio, fu consegnato al nuovo Papa Bonifacio VIII e imprigionato nel castello di Fumone (Frosinone) dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1296. Aveva 87 anni. Sui motivi dell’elezione, della sua rinuncia e della sua detenzione gli storici hanno discusso a lungo, additando per lo più Celestino come un santo e Bonifacio VIII in chiave tutta negativa. Teorie che però sono state in parte riviste. In particolare, in occasione della terza visita di Benedetto XVI in Abruzzo nel luglio 2010, con sosta proprio la tomba di Celestino per consegnargli il “pallio”, sull’Osservatore Romano Paolo Vian scrisse: “non è né l’ingenuo vegliardo catapultato in scenari troppo grandi per lui né l’intrepido riformatore impedito dall’apparato mondano di una Curia tutta terrena”. “Celestino e Bonifacio VIII non sono in realtà araldi di Chiese diverse”. E’ quanto sostenne anche Paolo VI, primo papa moderno a rendere omaggio nel 1966 a Celestino V visitando il Castello di Fumone in Ciociaria e “riabilitando” Bonifacio VIII.

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