Pescara. Una donna sieropositiva sfrattata dalla casa popolare, perché morosa, nonostante il certificato di invalidità. La denuncia di Maurizio Acerbo: “Poche ore in ospedale, poi messa in mezzo alla strada”.
La malattia e l’indigenza, ancora una volta, si scontrano con l’insensibilità contabile della burocrazia. È la storia, riferita dal consigliere comunale e regionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, di una donna sieropositiva e affetta da sindrome Hiv da ben 24 anno. S.G., fino a questa mattina residente in un appartamento di edilizia pubblica, assegnatole dall’Ater in via Lago di Borgiano, nel quartiere di Rancitelli.
L’Aids l’ha resa invalida, condizione per la quale riceve un sussidio mensile dall’Inps di 200 euro: unico sostentamento economico sul quale può fare conto. Tanto non basta, tolte le spese per cibo, bollette e vestiti, per pagare la retta all’Ater. Poco ci è voluto affinché la donna venisse bollata come morosa. A ricordarglielo, questa mattina, si è presentato l’ufficiale giudiziario, che non si sarebbe fermato dinanzi al certificato d’invalidità presentato da S.G., ma alla presenza della forza pubblica avrebbe comunque proceduto allo sfratto richiedendo l’intervento del 118 che ha accertato la trasportabilità in Ospedale.
“Dopo aver trascorso alcune ore parcheggiata al pronto soccorso”, racconta Acerbo, “la donna è stata dimessa o, per meglio dire, messa in mezzo a una strada intorno alle 15:30”. “E’ vero che la cittadina è morosa”, commenta l’esponente di Rifondazione, “ma è anche vero che vive del magro assegno di invalidità di poco più di 200 euro e che quindi il pur minimo canone non ce la faccia a pagarlo né a fare un piano di rientro rateizzandolo. Ma con quale logica si può pensare”, conclude, “di far quadrare i conti delle Ater sfrattando persone come S.G.? Come si può pensare di mettere in mezzo a una strada una persona malata di Aids?”.