Pescara. Niente piscina per la piccola zingara. Un centro sportivo nega l’iscrizione alla rom di 7 anni accusata, generalizzando sull’etnia, di non adeguarsi alle regole della civiltà italiana.
Razzismo o discriminazione per razza. Null’altro che questa la definizione per il trattamento ignobile che il responsabile di un centro sportivo di Pescara ha riservato ieri ad una bambina di etnia rom ieri pomeriggio, quando con il papà si era recata nella palestra per chiedere l’iscrizione ai corsi di nuoto e di danza. “Non intendo iscrivere vostra figlia”, avrebbe detto il responsabile sportivo al genitore nomade, “dovete abituarvi alle regole di noi italiani, perché voi zingari non siete persone civili e non siete capaci di integrarvi. Pertanto non intendo iscrivere vostra figlia”.Così, al giovane padre non è rimasto altro da fare che uscire dall’impianto sportivo e correre dai carabinieri per denunciare la discriminazione razziale subita.
A rendere noto il caso è Vanessa Cirillo, responsabile per la regione Abruzzo della Fondazione romanì Italia, spiegando le conseguenze che ne sono derivate. “La Fondazione”, dice, “ha inoltrato la segnalazione all’Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale, che ha attivato i propri legali per denunciare i fatti alla magistratura e nelle prossime settimane promuoverà opportune iniziative per contrastare le violenze contro i bambini delle comunità romane’s”.
La famiglia protagonista della triste vicenda, peraltro, si era rivolta alla struttura sportiva per risolvere i problemi di salute della bambina, su consiglio del pediatra, e rigetta al mittente qualsivoglia attribuzione di illegalità: “Il capofamiglia”, riferisce Vanessa Cirillo, “ per diversi anni ha lavorato presso una nota catena nazionale di supermercati e attualmente è disoccupato ma comunque estraneo a fatti di illegalità, e la sua famiglia è perfettamente integrata nel tessuto sociale cittadino”. La Fondazione roman’ì ritiene che quanto accaduto sia “il risultato verso la minoranza rom dell’istigazione all’odio razziale della politica abruzzese, della indifferenza delle istituzioni, della strumentalizzazione della società civile”.