E’ la terribile descrizione della pista ciclabile che a Pescara collega il Ponte Flaiano a Via Orazio, passando sotto il ponte di ferro della ex ferrovia e il Ponte D’Annunzio e che il cittadino, che si sposta in bici, conosce in ogni suo dettaglio.
Proprio in quel tratto, “ci abita della gente, ci dorme, ci mangia e ci passa un po’ della propria vita. Tra cataste di cartoni, vecchi materassi mezzi bruciati e coperte luride per improbabili giacigli, vettovaglie e abbigliamenti di recupero da fossi e cassonetti scartati della società civile”.
“Sulle pareti dei grossi muri dell’impalcato ferroviario e stradale i resti di antichi murales, a testimonianza di un remoto e vano tentativo di recuperare e ridare dignità a quello spazio. Da qualche giorno sui disegni si staglia un catasta di copertoni di auto, una ventina, che qualche inqualificabile professionista del mondo civilizzato della manutenzione automobilistica ha nottefonda scaricato li abusivamente, a fare di quel posto una discarica di materiali di fianco a una di umani”.
“Chi passa da quelle parti in bicicletta vede anche la coltre di rifiuti che già orla la rampa che immette sul Ponte Flaiano e che porta al candido e fluorescente pennone da cui protendono i cavi che strallano l’attraversamento”.
“L’esistenza delle persone che sopravvivono sotto i ponti sono un’altra faccenda. Un qualsiasi intervento, come già avvenuto d’altronde, porterebbe al loro allontanamento e alla ripulitura dei luoghi. Questo non risolve il problema, lo sposta solamente in avanti E allora, in questi giorni di feste e di regali, io credo che vada fatto un grande sforzo perché ognuno, nelle forme singole o organizzate e per come sono attribuite competenze e responsabilità, diventi un po’ Befana, e nel regalare a se stessi significativi propositi di civiltà poi doni i relativi frutti a quanti non hanno neanche il calendario per guardare lo scorrere dei giorni”.