Pescara. Respinta un’eccezione di incompetenza territoriale, presentata dalle difese e udienza rinviata al prossimo 18 gennaio, quando sarà conferito al perito l’incarico per procedere alle trascrizioni di alcune intercettazioni telefoniche.
E’ quanto avvenuto questa mattina, nel tribunale collegiale di Pescara , nell’ambito del processo sull’appalto per l’affidamento del servizio mense scolastiche a Pescara, frutto di un’inchiesta nata nel 2014, in seguito ad un esposto presentato dal consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Massimiliano Di Pillo.
Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione, falso, turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture: Germano Marone, ex dirigente dei settori Pubblica istruzione e Politiche sociali, e Paolo Di Crescenzo, ex responsabile del Servizio mense, sono accusati di corruzione e turbativa d’asta, mentre solo Di Crescenzo deve rispondere anche di falso. Marcello Leonardi, procuratore della Cir Food, Giorgio Righi, capo area, Alberto Santini, responsabile commerciale e Camillo D’Ercole, dipendente dell’azienda, sono invece accusati di frode nelle pubbliche forniture, con i primi tre che devono rispondere anche di concorso in corruzione e il solo Leonardi che deve rispondere anche di falso.
Sotto la lente è finita la gara d’appalto vinta dalla Cir Food, che la precedente amministrazione comunale aveva bandito per rinnovare la gestione del servizio ristorazione nelle mense scolastiche per il triennio 2010/2013. Secondo l’accusa, all’indomani dell’aggiudicazione dell’appalto, Marone e Di Crescenzo avrebbero proposto alla Cir Food di modificare il contratto e invece di realizzare un centro cottura nella scuola “11 febbraio ’44”, come previsto dalla clausola inserita nell’offerta, avrebbero permesso di provvedere alla fornitura tramite “altra e diversa prestazione, rinegoziata contra legem, mediante l’acquisto e fornitura di beni strumentali da utilizzarsi come supporto alle mense scolastiche del Comune di Pescara , il cui valore complessivo risultava pari a 93 mila euro, ben inferiore a quello falsamente attestato come pari a 221 mila euro nel verbale di consegna del 18 giugno del 2011”.
In questo modo la Cir Food avrebbe risparmiato circa 700 mila euro, ai quali occorre aggiungere, sempre secondo l’accusa, altri 600 mila euro che la ditta avrebbe risparmiato facendo figurare un numero di ore lavorate superiore a quello effettivamente prestato. In cambio la Cir Food avrebbe assunto il figlio di De Crescenzo, innescando il presunto fenomeno corruttivo. La turbativa d’asta ipotizzata a carico di De Crescenzo e Marone prende invece origine dalla variazione del monte ore dei cuochi dell’azienda.