Pescara. Nonostante le proteste in strada, per i lavoratori paralizzati dall’emergenza portuale arrivano buone notizie sul fronte indennizzi. Quasi un milione di euro da Regione e camera di commercio, tra fermo biologico e ristori al terziario. Intanto peggiorano le condizioni del fondale non dragato: 3 lampare rimaste incagliate stamattina.
Decimo giorno di protesta ininterrotta della marineria pescarase, che questa mattina ha mosso la marcia dalla banchina del porto, dove il gazebo del presidio è divenuta casa-base per armatori e pescatori in agitazione, verso l’assessorato regionale alla Pesca in via Catullo. A dare il là all’ennesima manifestazione è stato l’ennesimo incidente accaduto nel porto canale. Dal 3 giugno 2011, da quando la Capitaneria ha ordinato la chiusura del porto per motivi di sicurezza, solo le piccole vongolare potevano entrare ed uscire dalle banchine, le uniche a non toccare con scafo e eliche sul fondale innalzato oltre modo dai detriti non dragati. Oggi, però, è stato varcato anche quel limite: l’Aldebaran, il Lupetto e il Riviera, tre piccole imbarcazioni, non sono potute uscire in mare perché, come confermato dalle misurazioni batimetriche, il livello del fondale si è alzato ancora di mezzo metro.
La scintilla che ha innescato il corteo, in realtà già programmato, nel giorno della scadenza del fermo pesca straordinario, per consegnare una lettera in via di battitura già il giorno dopo l’apertura delle buste per l’appalto del dragaggio, che ha intasato nella prima mattinata il centro e Porta Nuova. I marittimi, supportati anche dalla protesta dei cassaintegrati del cementificio di via Raiale, hanno bloccato il traffico di via Conte di Ruvo, con l’ormai consueto stuolo di striscioni e sottofondo di fischietti, per recarsi in via Catullo, sede dell’assessorato regionale alla Pesca. L’obiettivo, raggiunto, era quello di consegnare all’assessore Mauro Febbo il documento contenente la richiesta di anticipare il fermo biologico abitualmente previsto in estate al periodo 1 gennaio-15 febbraio, in modo da ricevere dalla Comunità europea gli indennizzi del caso, utili però a coprire l’inattività dovuta al dragaggio di 200mila metri cubi finalmente appaltato dal provveditorato ai Lavori pubblici alla Sidra di Roma. Richiesta particolare, però, è quella di dedicare la misura straordinaria esclusivamente alla marineria pescarese, anziché all’Abruzzo in toto: lasciar lavorare in estate solo i pescaresi, con Giulianova, Vasto e Ortona a secco per il fermo, permetterebbe minimamente ai danneggiati dal mancato dragaggio di rifarsi dei danni di quasi 2 anni.
FERMO PROLUNGATO FINO AL 28 FEBBRAIO.
Febbo ha ricevuto una delegazione, guidata da Mimmo Grosso dell’associazione Armatori Pescara, riuscendo a sciogliere la manifestazione con una notizia di grande effetto: “Il fermo pesca verrà prolungato fino al 28 febbraio”. Come sarà materia di discussione della visita che l’assessore farà dopodomani alla direzione generale Pesca a Bruxelles, l’unica autorità in grado di poter anticipare un fermo basato su parametri biologici di ripopolamento della specie adriatica delle vongole, ma lapidario ha confermato a Grosso che, se si potrà fare, e le speranze sono ben ampie, il fermo biologico sarà anticipato per tutte le marinerie abruzzesi. Questo ci amareggia”, ha commentato Grosso, “ma bisogna accontentarsi”, anche se a Febbo i marinai hanno chiesto maggiori ristori per il mese di dicembre, quello cioè che comprende il mercato di Natale, quindi una perdita più grande rispetto ai mesi coperti fino ad oggi dal fermo pesca straordinario. La Regione, ha spiegato Febbo, si è impegnata a stanziare 650 mila euro per mantenere lo stesso indennizzo erogato fino ad oggi, ma l’intervento europeo certo non nuocerebbe: con l’anticipo autorizzato da Bruxelles, i fondi regionali sosterrebbero i pescatori in regime straordinario fino a inizio gennaio (salvaguardando i parametri ‘de minimis’), i successivi 45 giorni verrebbero coperti dai finanziamenti europei, e l’ultima metà di Febbraio vedrebbe ancora l’intervento della Regione, permettendo comunque il lavoro per l’intera estate, salva così dal fermo biologico.
400MILA EURO PER LE IMPRESE PORTUALI.
La paralisi del porto non è ricaduta solo sui 50 pescherecci, ma anche sulle 20 imprese portuali ridotte sul lastrico al pari degli armatori. Con i traghetti e i mercantili impossibilitati ad attraccare, ormeggiatori, agenti doganali, spedizionieri, scaricatori e agenzie marittime si girano i pollici anche da prima dei pescatori.
Già nel 2009 Bruno Santori, presidente provinciale Confesercenti nonché titolare dell’impresa portuale San.Mar., aveva denunciato i primi incidenti alle eliche delle navi commerciali. Con il traghetto per la Croazia della Snav, dall’estate 2011 è rimasta fuori dal porto ogni possibilità di guadagnare, sia per le piccole che per le grandi aziende, come i cantieri navali che non tirano a secco natanti da riparare già da 3 anni. A queste è dedicata la proposta di legge che la consigliera regionale del Pd Marinella Sclocco si accinge a presentare in commissione Sviluppo economico: 300mila euro per ristorare a tali attività il 60 per cento di quanto perso negli ultimi 3 anni (sono escluse le aziende che, contando questo stesso indennizzo, hanno già beneficiato di 200mila euro di aiuti economici). Per far il conto si dovrebbe fare la media dei bilanci 2009, 2010 e 2011, e sottrarre a questo il risultato del bilancio dell’anno corrente. Un conto rapidissimo, secondo Cristian Sardo, del Gruppo ormeggiatori porti Pescara e Ortona, e Andrea Tiberio, titolare della ditta che esegue servizi antincendio e antinquinamento nello scalo pescarese. “Nel 2012 l’incasso è zero e sottozero”, dicono in coro, “anzi, paghiamo soltanto le spese e le tasse”. Gli ormeggiatori sono vincolati a prestare servizio dal contratto con la Capitaneria, “e mantenere un’attività a vuoto comporta comunque pagare le tasse”. Per Tiberio, invece, per trattare gli scarichi delle navi che attraccavano ha comprato e installato macchinari per 200mila euro che ora rimangono comunque ancorati alle banchine pescaresi, buone solo a deteriorarsi.
Largamente condivisa dai partiti in Regione, Febbo è il secondo firmatario della propista, Sospiri e Costantini hanno già palesato l’accordo con il Pd, la legge regionale andrebbe a reperire le risorse necessarie riducendo di 200mila euro il fondo unico per le agevolazioni alle imprese e di 100mila le spese per il sistema informativo regionale. A questi 300mila euro si somma la promessa del presidente della Camera di commercio di Pescara Daniele Becci: “Come già fatto a settembre per la marineria”, ha detto stamani, “una volta approvata la legge regionale, la giunta camerale potrà facilmente stanziare altri 100mila euro per il terziario portuale”.
SCLOCCO: DRAGARE PER ALTRI 3 MILIONI
Il ribasso del 22 per cento sulla base d’asta di 13 milioni di euro ha fatto vincere alla Sidra l’appalto per dragare 200mila metri cubi dalla darsena e dal porto canale: “Il provveditorato ha risparmiato così 3 milioni di euro: questo risparmio”, ha chiesto ufficialmente Marinella Sclocco, “venga reinvestito ancora per dragare ulteriori fanghi dal porto pescarese”. Ammonta a 4 milioni, invece, la cifra che il senatore Pd Legnini ha richiesto, insieme a Marini (Pd) e Tancredi, Pastore e Quagliarielli (Pdl), in un emendamento ad hoc alla legge di stabilità finanziaria “per assicurare alla marineria”, ha detto Legnini agli stessi portuali, “i mancati introiti dei mesi di dicembre, gennaio, febbraio, prossimi e per coprire gli oneri derivanti dai mutui e relativi interessi per l’annualità 2013. La richiesta avanzata da Pescara è che i fondi in questione transitino per il Comune.
Daniele Galli
Foto: Ansa