Pescara. Armatori e pescatori di Pescara chiedono di sapere con esattezza la data di inizio dei lavori di dragaggio del porto per i quali il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche ha individuato ieri la ditta vincitrice della gara di appalto per l’escavo di 200mila metri cubi.
Per questo si sono ritrovati davanti alla prefettura, in piazza Italia, per portare in piazza una protesta che ormai va avanti da giorni. Si sono presentati con alcuni striscioni chiedendo di incontrare il prefetto, Vincenzo D’Antuono, a cui vogliono chiedere di incidere sul ministero alle Infrastrutture affinchè si proceda subito all’affidamento dei lavori sotto riserva di legge.
Il timore, infatti, è quello che eventuali ricorsi blocchino tutto. Quanto agli indennizzi per lo stop forzato dell’attività, chiedono nuove forme di sostegno alle istituzioni, ricordando che il fermo che stanno osservando scade il 3 dicembre. In base ai loro calcoli i lavori non cominceranno prima delle fine di gennaio. Sono stati accolti dal presidente della Provincia Guerino Testa che, si riunito a colloquio con il prefetto per esporre le richieste della marineria.
E’ stato Mimmo Grosso, presidente dell’associazione Armatori Pescara, ad esporre le richieste e le ragioni della marineria, giunta al settimo giorno di presidio permanente sulla banchina del porto. Al Prefetto D’Antuono hanno chiesto, in primis, di assicurare che le intenzioni del provveditore alle Opere pubbliche per affidare i lavori in maniera diretta, bypassando l’iter ordinario, vengano rispettate, aggirando il rischio dei ricorsi. Dall’apertura delle buste avvenuta ieri, infatti, occorrerebbero 10 giorni per affidare i lavori alla ditta vincitrice della gara d’appalto, la Sidra di Roma, e poi si dovrebbero aspettare un altro mese per dare la possibilità alle ditte che la seguono in graduatoria di presentare ricorso al Tar. Queste sarebbero due, la pescarese Nicolaj, che ha già effettuato nel 2010 il dragaggio all’origine della drammatica telenovela burocratica, ed una ditta di Palermo, le uniche due rimaste in gara dopo il ritiro di altre 11: un numero ridotto che riduce le ipotesi di attesa. “Se si rispetta ciò che ha detto Carlea”, spiega Grosso, “entro 8-10 giorni si potrebbero già affidare i lavori”. Con questa previsione ottimistica, la Sidra dovrà installare il cantiere e procedere ai primi carotaggi per verificare i livelli di inquinamento dei materiali, quindi decidere dove smaltirli. “Arriviamo al 27 gennaio”, spera l’armatore, “e noi potremmo tornare a lavorare già dal primo febbraio”.
In fumo, quindi, il mercato di Natale, “che senza il nostro pesce vedrà i prezzi al banco schizzare alle stelle”, avvertono i pescatori, “ci scusiamo con la cittadinanza ma non è colpa nostra”. Ma soprattutto, dato che il 3 dicembre scadrà il fermo pesca e quindi la marineria non sarà più coperta dagli indennizzi, per due mesi le braccia rimarranno incrociate ma nelle tasche non arriveranno nemmeno i ristori. Questa la richiesta più importante portata a D’Antuono: “Anticipate il fermo biologico estivo a gennaio e febbraio”, avanzano l’ipotesi gli armatori, “ma solo per noi di Pescara, non per tutto l’Abruzzo”. Precisazione indirizzata all’assessore regionale alla Pesca Mauro Febbo, che nelle ultime ore aveva indirizzato la proposta al ministero di tenere tutti i pescherecci abruzzesi fermi in inverno e attivi quest’estate. “Assolutamente non ci sta bene”, tuona grosso, “perché non siamo in grado di quantificare i tempi del dragaggio: se a febbraio il fermo termina, gli altri tornano in mare e le barche di Pescara rimangono nel porto. Siamo stufi di farci fregare. Il piano studiato dai marittimi, invece, prevede di lasciare i pescaresi in acqua nel periodo di stop per tutti gli altri adriatici: “Quello sarà comunque un periodo di pesca magra, ma i prezzi si alzeranno e lavorando solo noi ci si darebbe l’opportunità di ammortizzare i danni subiti dal 5 luglio”. Questo è quanto: “Con l’appalto si è fatto un primo passo avanti, siamo fiduciosi, ma fin quando non ci mettono i ristori nero su bianco continueremo la nostra protesta, anche in maniera più clamorosa”, conclude Mimmo Grosso.
Daniele Galli