Pescara. Si sono ritrovati intorno alle 16 del pomeriggio davanti la Preettura di Pescara “per condividere un momento di gioia ed esprimere vicinanza ai pm”, dopo gli ultimi sviluppi relativi all’inchiesta sulla valanga che il 18 gennaio scorso travolse l’albergo, causando la morte di 29 persone, alcuni dei familiari delle vittime della tragedia di Rigopiano.
Oggi sono stati emanati 23 avvisi di garanzia: tra i destinatari esponenti di Regione, Provincia, Prefettura e Comune di Farindola. “Mancano ancora un paio di nomi tra le persone da sottoporre a indagine, di cui uno eccellente. Siamo sicuri, tuttavia, che prima o poi saranno resi noti”, ha detto Gianluca Tanda, portavoce del comitato familiari vittime di Rigopiano”. “Oggi – ha aggiunto il portavoce – per noi è un momento molto importante con sentimenti altalenanti che vanno dalla gioia alla rabbia. Oggi abbiamo una maggiore fiducia negli inquirenti. Quello che avevamo ipotizzato sta diventando realtà”.
“I nostri ringraziamenti vanno alla Procura di Pescara, perché sta lavorando come volevamo, anche se mancano ancora all’appello alcune persone, a partire dal presidente della Regione Abruzzo”, hanno ripetuto, insieme a Tanda, Giampaolo Matrone, Alessio Feniello e un’altra quindicina tra familiari delle vittime e superstiti del disastro. “Sono circa otto mesi che diciamo le stesse cose, ovvero che i responsabili sono questi e loro hanno lavorato in questa direzione – spiega ancora Tanda, – siamo soddisfatti, non del tutto, perché manca qualche persona. Agli indagati chiediamo che parlino, che dicano tutta la verità – prosegue Tanda – l’ex prefetto Provolo, durante il nostro ultimo incontro, ci disse che meritiamo la verità, quindi adesso ci dicano la verità”.
L’esponente del comitato sottolinea che i familiari delle vittime non hanno “mai ricevuto le scuse e anzi c’è chi si è giustificato affermando di avere fatto anche di più di ciò che doveva fare”. I familiari, inoltre,hanno anche chiesto di incontrare il procuratore Serpi e il pm Papalia per esprimere personalmente la propria gratitudine, ma i magistrati hanno opposto un rifiuto alla richiesta di incontro, in ragione degli impegni lavorativi.
Alcuni superstiti, infine, lunedì scorso, sono stati convocati dagli inquirenti presso l’Istituto di Medicina legale di Chieti, dove sono stati sottoposti ad alcuni esami collegati alle indagini sugli effetti prodotti dai presunti ritardi nei soccorsi: a rivelarlo è stato Giampaolo Matrone, che sotto la valanga ha perso la moglie e l’uso di un braccio e di una gamba.
QUINTINO MARCELLA: “GIUSTO CHE ESCA LA VERITA’ “
A pronunciarsi sulla vicenca anche Quintino Marcella, il ristoratore di Silvi che, raggiunto telefonicamente dall’unico scampato alla valanga, lanciò alla prefettura quell’allarme rimasto inascoltato per ore. “Sono contento per i superstiti ed ho la coscienza a posto, ma fa male che gli altri non ce l’abbiano fatta”, dice, “è giusto che venga fuori la verità, non potevano essere solo poche persone” e che “delle colpe sicuramente ci sono, ma non spetta a me dire di chi siano, per questo c’è la giustizia”.
Il suo cuoco, Giampiero Parete, in vacanza a Rigopiano insieme alla moglie e ai due figli piccoli – fortunatamente tutti salvati dalle macerie – era uscito dall’hotel per prendere delle medicine in macchina, quando la valanga spazzò via la struttura. E proprio al suo datore di lavoro, viste le difficoltà nell’utilizzare i cellulari, che Parete lanciò l’allarme via WhatsApp.
“Ho chiamato tutto e tutti, ogni numero di emergenza e tanti privati – ricorda Marcella – La mia mente era in panne, ho lanciato urli di aiuto a chiunque, mentre nei suoi messaggi Giampiero continuava a chiedermi quando sarebbero arrivati i soccorsi. Ricordo la sofferenza, il senso di impotenza, l’impossibilità ad agire, a fare tutto”.
E benedice la propria testardaggine.: “Forse se non avessi insistito così tanto ci si sarebbe accorti dell’accaduto solo 24 ore dopo”. Marcella ricorda bene come, in quegli istanti concitati, all’inizio nessuno credette ai suoi allarmi. Come nel caso della funzionaria della Prefettura di Pescara che lo liquidò con la frase ‘la mamma degli imbecilli è sempre incinta’. La donna, però, non risulta tra gli indagati.
“Mi rendevo conto che non mi stavano credendo – dice – ma in quegli istanti la mia mente era troppo impegnata, non mi sono soffermato a giudicare ogni singola telefonata. Se oggi riascolto quelle chiamate avverto nuovamente quel senso di impotenza”.
“Sono contento che Giampiero, la sua famiglia e altre persone siano vive, ma fa male che gli altri non ce l’abbiano fatta. Non è una gioia che mi riempie, perché ci sono 29 morti”, prosegue, “La mia coscienza, però, è a posto: ho fatto il possibile e sono stati salvati tutti quelli che si potevano salvare”. Proprio la famiglia Parete, nei giorni scorsi, ha donato a Marcella una targa con la scritta ‘Si dice che nulla è per sempre, ma se anche un piccolo gesto riesce a toccare il cuore, rimane per sempre custodito nell’anima…’ con la foto di Giampiero, sua moglie e i due figli sani e salvi all’ospedale di Pescara due giorni dopo la valanga.