Dopo oltre una settimana di occupazioni, autogestioni, blocchi didattici e diverse mobilitazioni nelle singole scuole secondarie superiori, gli studenti di Pescara sono passati alla protesta unitaria e coesa. Già mercoledì scorso, il sit-in in piazza Salotto aveva dato prova della grande organizzazione di cui i ragazzi in lotta contro le riforme paventate dal Governo sono capaci, ma la maxi-manifestazione di oggi ha superato ogni previsione. Dopo anni di ‘letargo’, i giovani della città sono tornati a far vedere quanto sono attaccati alla loro scuola e quanto sono disposti a farsi sentire per difenderla. La prova inconfutabile, che spazza via anche gli scetticismi e i rituali “tanto lo fanno solo per saltare qualche ora di lezione”, è l’orario scelto per far scattare la mobilitazione: dopo la campanella della fine dell’ultima ora.
A tenere unite tante giovani teste, per una rara volta, c’è un collettivo degli studenti e un’omogenea cerchia di rappresentanti d’istituto che è riuscita ad organizzare, potenza del social network fedele complice, ben quattro cortei che hanno preso a muoversi da nord e da sud della città poco dopo le 13:30, coinvolgendo anche le scuole di Montesilvano, Città Sant’Angelo, Penne o Ortona.
Il più corposo è quello partito alle 13:30 da via Parco Nazionale D’Abruzzo, con le classi di Acerbo, Da Vinci e Di Marzio: scendendo su via Ferrari, ben scortati da polizia e Municipale, hanno bloccato il traffico diretto verso i Colli, poi quello del centro con un primo sit-in in corso Vittorio Emanuele. Cori e slogan scanditi accovacciati sull’asfalto: una scenetta ripetuta anche su via Nicola Fabrizi, dove all’angolo con via Balilla si sono aggregati anche i ragazzi del Galilei e del classico. Parallelamente, dalla riviera nord, è arrivato il secondo corteo del liceo artistico Misticoni, una confluenza che ha semiparalizzato il lungomare nell’ultimo tratto di marcia verso la spiaggia della Madonnina. Lì, attraversando il ponte del mare, è arrivato anche il corteo formato dalle scuole di Pescara Sud: Volta, Aterno-Mantonè, De Cecco, Marconi e Bellisario. Il quarto, ritardatario per semplici ragioni di distanza, è quello che hanno composto alla spicciolata gli allievi dell’Alessandrini e del D’Ascanio di Montesilvano e dello Spaventa di Città Sant’Angelo. Ma qualcuno, con mezzi propri, è voluto arrivare fin dall’istituto nautico di Ortona e dall’hinterland, come quelli di Alanno e Penne.
Una comunione di intenti raccolta attorno ad un cerchio di una ventina di striscioni, a fare ombra all’insolito sole autunnale e a coprire il vento alla marea di giovani che si è seduta sulla sabbia dell’arena del mare. Due ore di ‘casino’: cori contro il ministro Profumo, contro la proposta di legge ex Aprea e contro la riforma dei contratti dei docenti. E alla fine un flash-mob: un minuto di silenzio che ha interrotto la festa rumorosa, poi l’esplosione di fischi e trombe da stadio. “Per un minuto ce ne staremo come ci vogliono”, spiegano al megafono i rappresentanti degli istituti, “zitti, fermi e muti, ma poi non ci sarà più motivo per non ribellarci”.
E’ Carlo Damiani, rappresentante del Collettivo studentesco Pescara, a spiegare le ragioni della protesta degli studenti: ascolta l’intervista.
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Agli studenti si assommano anche le rimostranze dei docenti. La proposta di legge ex Aprea, infatti, vuole modificare unilateralmente il contratto di lavoro nazionale, aumentando le ore lavorative da 18 a 24 settimanali lasciando, però, gli stipendi invariati. I professori del liceo scientifico Da Vinci, in un comunicato ufficiale, hanno spiegato le loro motivazioni e le loro intenzioni dimostrative.
“Motivazioni della protesta
1) è incostituzionale incrementare (a costo zero) l’orario di lavoro di un dipendente senza una corrispondente modifica contrattuale.
2) Il livello retributivo dei docenti italiani è fermo dal 1997, ed è bloccato fino al 2017 (senza alcuna garanzia che successivamente si sblocchi). Alla mancanza di incrementi, si è aggiunta la serie di interventi riduttivi: oltre 20 negli ultimi sei anni
3) Il livello retributivo dei docenti italiani è inferiore a quello medio europeo. Con una differenza che rispetto ad alcuni paesi può essere fino all’80%. Un docente europeo, inoltre, arriva alla retribuzione massima dopo 24 anni di carriera; un docente italiano dopo 35.
4) L’orario di lezione in aula dei docenti italiani è superiore a quello europeo: i docenti europei trascorrono, in media, più ore a scuola, perché le loro scuole sono attrezzate in modo da consentire lo svolgimento del lavoro non frontale. I docenti italiani utilizzano prevalentemente i propri mezzi perché le scuole non sono in condizione di fornire spazi e strumenti adeguati.
5) I giorni di lezione, in Europa, sono gli stessi dappertutto: sono solo distribuiti diversamente durante l’anno. Le ferie degli insegnanti sono identiche a quelle di qualsiasi dipendente dello Stato.
Alcune puntualizzazioni per comprendere ragioni e posizioni
· La funzione docente prevede, oltre le 18 ore di lezione frontale 80 ore annue destinate a programmazioni, consigli di classe, collegi dei docenti, scrutini ciascuno dei quali produce una serie adempimenti burocratici ulteriori. Ogni insegnante nel corso dell’anno partecipa in media a 15 consigli di classe.
· Esiste un lavoro “sommerso” connesso con la funzione docente che prevede: il ricevimento delle famiglie antimeridiano, la preparazione delle lezioni, la preparazione dei materiali di studio, delle verifiche e la correzione; Nell’anno scolastico gli elaborati da correggere possono arrivare fino ad un migliaio. Il docente normalmente svolge queste operazioni all’interno delle mura domestiche senza poter quantificare le ore effettivamente svolte e contando esclusivamente sui propri mezzi.
· Il docente ha necessità di ore di studio per auto aggiornamento. Gli insegnanti acquistano con i propri soldi i propri materiali di aggiornamento (libri) e di lavoro (strumenti informatici) e g li aggiornamenti professionali riconosciuti dal Ministero sono tutti a pagamento.
· Il fondo d’istituto con il quale vengono finanziati i progetti, le attività aggiuntive, i corsi di recupero e retribuite le funzioni strumentali, i vicepresidi e i collaboratori che permettono il funzionamento della scuola è costituito da un “prelievo” ministeriale sullo stipendio di ciascun docente.
I docenti del Liceo da Vinci di Pescara per portare avanti la protesta decidono:
– di ritirare, la propria disponibilità a ricoprire qualsiasi incarico e/o funzione all’interno del liceo che non sia previsto, come obbligo, dal contratto nazionale, ossia di sospendere le seguenti attività aggiuntive (art.30 CCNL):
coordinamenti di classe – coordinamenti di dipartimenti – funzioni strumentali – viaggi di istruzione e uscite didattiche – scambi culturali – progetti extracurricolari – ricevimento delle famiglie in orario antimeridiano – sospensione delle ore di sostituzione dei colleghi assenti – ogni attività didattica aggiuntiva (corsi di recupero a qualunque titolo)
I docenti, decisi a rivendicare il proprio ruolo professionale e sociale attuano un presidio permanente così articolato:
– 18 ore di insegnamento frontale a garanzia del diritto all’istruzione (art. 28 e 29 del CCNL. )
– aumento delle proprie ore di presenza nei locali dell’Istituto per un totale di 32 ore alla settimana impegnate in attività di
– riunioni collegiali ( collegi docenti, consigli di classe, colloqui pomeridiani con le famiglie)
– preparazione delle lezioni e delle verifiche
– correzione delle verifiche
– autoaggiornamento e ricerca
Si intende così far emergere il lavoro sommerso che i docenti normalmente e giornalmente svolgono in aggiunta alle 18 ore di lezione in aula.
I docenti oltre la protesta, chiedono al Governo e a tutte le forze politiche e sindacali che hanno a cuore la dignità della scuola pubblica:
– l’immediato ritiro della norma sull’innalzamento a 24 ore dell’orario di cattedra
– Il Ritiro delle proposte contenute nel cosiddetto Decreto Aprea (DDLc 953)
Propongono:
– il rinnovo del contratto in un’ottica di adeguamento ai parametri europei ovvero:
Orario complessivo di presenza a scuola di 32 ore settimanali articolate in:
18 ore di lezione in aula.
14 ore complessive destinate a riunioni collegiali
(collegi docenti, consigli di classe, colloqui con le famiglie – preparazione delle lezioni e delle verifiche – correzione delle verifiche – autoaggiornamento e ricerca)
e in conseguenza
adeguamento degli stipendi e delle coperture previdenziali alla media europea.
adeguamento agli standard europei degli ambienti di lavoro e delle dotazioni tecnologiche
Riteniamo che l’adeguamento del contratto costituisca l’unico strumento per restituire efficacia, efficienza e dignità sociale al lavoro degli insegnanti e al sistema scolastico nel suo complesso”.
Daniele Galli