Pescara invasa da cortei e flash-mob: 1200 studenti contro la riforma.VIDEO-AUDIO-FOTO

corteostudentinovembre2012Pescara. Una manifestazione epocale: 1200 studenti di tutti gli istituti superiori della città, e anche della provincia, in protesta contro l’autogoverno delle scuole e le riforme ai contratti dei docenti. Ben quattro i cortei sulle strade e un flash-mob finale sulla spiaggia della Madonnina.

Dopo  oltre una settimana di occupazioni, autogestioni, blocchi didattici e diverse mobilitazioni nelle singole scuole secondarie superiori, gli studenti di Pescara sono passati alla protesta unitaria e coesa. Già mercoledì scorso, il sit-in in piazza Salotto aveva dato prova della grande organizzazione di cui i ragazzi in lotta contro le riforme paventate dal Governo sono capaci, ma la maxi-manifestazione di oggi ha superato ogni previsione. Dopo anni di ‘letargo’, i giovani della città sono tornati a far vedere quanto sono attaccati alla loro scuola e quanto sono disposti a farsi sentire per difenderla. La prova inconfutabile, che spazza via anche gli scetticismi e i rituali “tanto lo fanno solo per saltare qualche ora di lezione”, è l’orario scelto per far scattare la mobilitazione: dopo la campanella della fine dell’ultima ora.

A tenere unite tante giovani teste, per una rara volta, c’è un collettivo degli studenti e un’omogenea cerchia di rappresentanti d’istituto che è riuscita ad organizzare, potenza del social network fedele complice, ben quattro cortei che hanno preso a muoversi da nord e da sud della città poco dopo le 13:30, coinvolgendo anche le scuole di Montesilvano, Città Sant’Angelo, Penne o Ortona.

Il più corposo è quello partito alle 13:30 da via Parco Nazionale D’Abruzzo, con le classi di Acerbo, Da Vinci e Di Marzio: scendendo su via Ferrari, ben scortati da polizia e Municipale, hanno bloccato il traffico diretto verso i Colli, poi quello del centro con un primo sit-in in corso Vittorio Emanuele. Cori e slogan scanditi accovacciati sull’asfalto: una scenetta ripetuta anche su via Nicola Fabrizi, dove all’angolo con via Balilla si sono aggregati anche i ragazzi del Galilei e del classico. Parallelamente, dalla riviera nord, è arrivato il secondo corteo del liceo artistico Misticoni, una confluenza che ha semiparalizzato il lungomare nell’ultimo tratto di marcia verso la spiaggia della Madonnina. Lì, attraversando il ponte del mare, è arrivato anche il corteo formato dalle scuole di Pescara Sud: Volta, Aterno-Mantonè, De Cecco, Marconi e Bellisario. Il quarto, ritardatario per semplici ragioni di distanza, è quello che hanno composto alla spicciolata gli allievi dell’Alessandrini e del D’Ascanio di Montesilvano e dello Spaventa di Città Sant’Angelo. Ma qualcuno, con mezzi propri, è voluto arrivare fin dall’istituto nautico di Ortona e dall’hinterland, come quelli di Alanno e Penne.

Una comunione di intenti raccolta attorno ad un cerchio di una ventina di striscioni, a fare ombra all’insolito sole autunnale e a coprire il vento alla marea di giovani che si è seduta sulla sabbia dell’arena del mare. Due ore di ‘casino’: cori contro il ministro Profumo, contro la proposta di legge ex Aprea e contro la riforma dei contratti dei docenti. E alla fine un flash-mob: un minuto di silenzio che ha interrotto la festa rumorosa, poi l’esplosione di fischi e trombe da stadio. “Per un minuto ce ne staremo come ci vogliono”, spiegano al megafono i rappresentanti degli istituti, “zitti, fermi e muti, ma poi non ci sarà più motivo per non ribellarci”.

LE RAGIONI DEGLI STUDENTI

E’ Carlo Damiani, rappresentante del Collettivo studentesco Pescara, a spiegare le ragioni della protesta degli studenti: ascolta l’intervista.

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LE RAGIONI DEI DOCENTI

Agli studenti si assommano anche le rimostranze dei docenti. La proposta di legge ex Aprea, infatti, vuole modificare unilateralmente il contratto di lavoro nazionale, aumentando le ore lavorative da 18 a 24 settimanali lasciando, però, gli stipendi invariati. I professori del liceo scientifico Da Vinci, in un comunicato ufficiale, hanno spiegato le loro motivazioni e le loro intenzioni dimostrative.

“Motivazioni della protesta

1) è incostituzionale incrementare (a costo zero) l’orario di lavoro di un dipendente senza una corrispondente modifica contrattuale.

2) Il livello retributivo dei docenti italiani è fermo dal 1997, ed è bloccato fino al 2017 (senza alcuna garanzia che successivamente si sblocchi). Alla mancanza di incrementi, si è aggiunta la serie di interventi riduttivi: oltre 20 negli ultimi sei anni

3) Il livello retributivo dei docenti italiani è inferiore a quello medio europeo. Con una differenza che rispetto ad alcuni paesi può essere fino all’80%. Un docente europeo, inoltre, arriva alla retribuzione massima dopo 24 anni di carriera; un docente italiano dopo 35.

4) L’orario di lezione in aula dei docenti italiani è superiore a quello europeo: i docenti europei trascorrono, in media, più ore a scuola, perché le loro scuole sono attrezzate in modo da consentire lo svolgimento del lavoro non frontale. I docenti italiani utilizzano prevalentemente i propri mezzi perché le scuole non sono in condizione di fornire spazi e strumenti adeguati.

5) I giorni di lezione, in Europa, sono gli stessi dappertutto: sono solo distribuiti diversamente durante l’anno. Le ferie degli insegnanti sono identiche a quelle di qualsiasi dipendente dello Stato.

Alcune puntualizzazioni per comprendere ragioni e posizioni

· La funzione docente prevede, oltre le 18 ore di lezione frontale 80 ore annue destinate a programmazioni, consigli di classe, collegi dei docenti, scrutini ciascuno dei quali produce una serie adempimenti burocratici ulteriori. Ogni insegnante nel corso dell’anno partecipa in media a 15 consigli di classe.

· Esiste un lavoro “sommerso” connesso con la funzione docente che prevede: il ricevimento delle famiglie antimeridiano, la preparazione delle lezioni, la preparazione dei materiali di studio, delle verifiche e la correzione; Nell’anno scolastico gli elaborati da correggere possono arrivare fino ad un migliaio. Il docente normalmente svolge queste operazioni all’interno delle mura domestiche senza poter quantificare le ore effettivamente svolte e contando esclusivamente sui propri mezzi.

· Il docente ha necessità di ore di studio per auto aggiornamento. Gli insegnanti acquistano con i propri soldi i propri materiali di aggiornamento (libri) e di lavoro (strumenti informatici) e g li aggiornamenti professionali riconosciuti dal Ministero sono tutti a pagamento.

· Il fondo d’istituto con il quale vengono finanziati i progetti, le attività aggiuntive, i corsi di recupero e retribuite le funzioni strumentali, i vicepresidi e i collaboratori che permettono il funzionamento della scuola è costituito da un “prelievo” ministeriale sullo stipendio di ciascun docente.

I docenti del Liceo da Vinci di Pescara per portare avanti la protesta decidono:

– di ritirare, la propria disponibilità a ricoprire qualsiasi incarico e/o funzione all’interno del liceo che non sia previsto, come obbligo, dal contratto nazionale, ossia di sospendere le seguenti attività aggiuntive (art.30 CCNL):

coordinamenti di classe – coordinamenti di dipartimenti – funzioni strumentali – viaggi di istruzione e uscite didattiche – scambi culturali – progetti extracurricolari – ricevimento delle famiglie in orario antimeridiano – sospensione delle ore di sostituzione dei colleghi assenti – ogni attività didattica aggiuntiva (corsi di recupero a qualunque titolo)

I docenti, decisi a rivendicare il proprio ruolo professionale e sociale attuano un presidio permanente così articolato:

– 18 ore di insegnamento frontale a garanzia del diritto all’istruzione (art. 28 e 29 del CCNL. )

– aumento delle proprie ore di presenza nei locali dell’Istituto per un totale di 32 ore alla settimana impegnate in attività di

– riunioni collegiali ( collegi docenti, consigli di classe, colloqui pomeridiani con le famiglie)

– preparazione delle lezioni e delle verifiche

– correzione delle verifiche

– autoaggiornamento e ricerca

Si intende così far emergere il lavoro sommerso che i docenti normalmente e giornalmente svolgono in aggiunta alle 18 ore di lezione in aula.

I docenti oltre la protesta, chiedono al Governo e a tutte le forze politiche e sindacali che hanno a cuore la dignità della scuola pubblica:

– l’immediato ritiro della norma sull’innalzamento a 24 ore dell’orario di cattedra

– Il Ritiro delle proposte contenute nel cosiddetto Decreto Aprea (DDLc 953)

Propongono:

– il rinnovo del contratto in un’ottica di adeguamento ai parametri europei ovvero:

Orario complessivo di presenza a scuola di 32 ore settimanali articolate in:

18 ore di lezione in aula.

14 ore complessive destinate a riunioni collegiali

(collegi docenti, consigli di classe, colloqui con le famiglie – preparazione delle lezioni e delle verifiche – correzione delle verifiche – autoaggiornamento e ricerca)

e in conseguenza

adeguamento degli stipendi e delle coperture previdenziali alla media europea.

adeguamento agli standard europei degli ambienti di lavoro e delle dotazioni tecnologiche

Riteniamo che l’adeguamento del contratto costituisca l’unico strumento per restituire efficacia, efficienza e dignità sociale al lavoro degli insegnanti e al sistema scolastico nel suo complesso”.

 

Daniele Galli

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