Pescara, ministero e provveditorato insieme per l’emergenza-porto. Dopo Martone si punta a Catricalà

michel_martonePescara.  Ministero e provveditorato insieme per lavorare sul dragaggio del porto. È l’impegno preso oggi dal vice ministro al Lavoro e alle Politiche sociali, Michel Martone, che ha incontrato il sindaco e il presidente della Provincia per discutere dell’emergenza degli operatori portuali.

Il presidente della Provincia, Guerino Testa, e il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, hanno incontrato questa mattina a Roma il vice ministro al Lavoro Michel Martone per discutere delle problematiche del porto del capoluogo adriatico, chiuso dal mese di febbraio a causa del mancato dragaggio dei fondali, e delle problematiche occupazionali connesse a questa situazione. Con il vice ministro sono state esaminate le ricadute economiche e sociali derivanti dal blocco delle attività di pesca, commerciali e di servizio. I rappresentanti di Comune e Provincia hanno chiesto l’attivazione delle procedure necessarie ad avviare una moratoria dei pagamenti per tutte le imprese portuali, in vista delle operazioni di dragaggio promosse dal Ministero alle Infrastrutture.

Il vice ministro Martone ha assicurato il proprio interesse per la vicenda e si è detto disponibile a confrontarsi con il sottosegretario alle Opere pubbliche Guido Improta per coordinare gli interventi dei rispettivi dicasteri. Ha inoltre ricordato lo strumento dell’indennità di mancato avviamento prevista per i lavoratori del settore portuale, previsto a regime dal 2013 dalla legge di riforma del mercato del lavoro. Mascia e Testa hanno espresso la loro volontà di avanzare la loro richiesta anche al sottosegretario Antonio Catricalà, nella speranza che l’anomala vertenza del porto di Pescara possa essere presa in considerazione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. “Una vertenza”, dicono sindaco e presidente della Provincia, “che non è legata ad una crisi di settore ma è determinata da fattori che nulla hanno a che fare con le aziende pescaresi, che chiedono solo di tornare a lavorare”.

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