Pescara, nessun colpevole a Fontanelle: indagini archiviate sugli attentati. Saltano gli sfratti agli arrestati

fontanelle_archiviazioneindaginiPescara. Venti atti intimidatori in 12 mesi senza un colpevole: la procura archivia le indagini sulle violenze di via Caduti per Servizio. Insorgono i residenti: “Così chi delinque si sente più forte”. Salta anche la convenzione per sfrattare gli abusivi che scontano i domiciliari nelle abitazioni popolari.

Archiviato “perché non vi sono in atti sufficienti elementi idonei a sostenere l’accusa in dibattimento”. Con questa motivazione, il sostituto procuratore Barbara Del Bono ha cestinato il fascicolo sulle indagini aperte ad ottobre 2011 sulla cosiddetta emergenza-Fontanelle. Da quel primo atto intimidatorio, quando fu incendiata l’automobile di Nello Raspa, ex presidente dell’associazione cittadina Insieme per Fontanelle, sono stati in tutto 20 i gesti violenti perpetrati da chi pretende di delinquere a briglia sciolta in via Caduti per Servizio, ai danni di chi ha scelto di denunciare pubblicamente chi spaccia e occupa abusivamente gli alloggi destinati di diritto a chi vive onestamente e, anche per questo, non può permettersi una casa.

Un anno fa Nello Raspa tolse il coperchio dell’omertà denunciando pubblicamente lo status di ordinaria criminalità del quartiere, e per tutta risposta si ritrovò dopo due giorni la macchina in fiamme. La notte dopo gli fu presa a martellate la porta di casa. Raspa, spaventato, si dimise dalla presidenza di Insieme per Fontanelle, ma non servì ad evitargli l’incendio ai citofoni del proprio palazzo e lo scardinamento del portone della sede civica. La direzione associativa fu rilevata dal segretario provinciale di Codici, e in poco anche l’ufficio regionale a Zanni di quest’altra associazione fu colpita da una bomba carta che ne devastò gli infissi esterni. E poi una lunga e crudele sequela di “mani vigliacche” colpirono quei i residenti di via Caduti per Servizio che non si arresero alle intimidazioni. Pneumatici squarciati e parabrezza distrutto alla macchina di un membro del direttivo dell’associazione, una donna picchiata a sangue e la sua minicar devastata da un 28enne pregiudicato che l’accusava di essere ‘spiona’ della polizia. Un anziano investito e mandato in ospedale con la testa spaccata dai due giovani che aveva rimproverato di correre troppo con lo scooter.

Non solo lo spiccato spirito violento e incivile di alcuni: i residenti hanno sempre chiesto che venisse istituito un posto fisso di polizia nella zona, per poter tenere sotto scacco tutta la Fontanelle criminale, e di estirpare dalle case popolari chi vi delinque. Un fenomeno radicato che fa il paio con un altro paradosso burocratico: in tanti sono coloro che sono stati messi a scontare gli arresti domiciliari in appartamenti popolari occupati abusivamente. “Per uno che viene messo ai domiciliari, viene messo in croce tutto il vicinato”, aveva ammesso il questore Paolo Passamonti lo scorso 21 settembre in faccia agli stessi residenti durante un’assemblea pubblica. Perché anche le forze dell’ordine sanno che tra quei palazzoni c’è chi spaccia, come spaccia, e a chi spaccia. “Sappiamo nomi e cognomi e quello che fanno”, aveva detto il numero uno della polizia, rimarcando anche la convenzione firmata con sindaco, Prefetto, Ater, Procura e Tribunale per sfrattare gli abusivi agli arresti domiciliari revocando la misura cautelare per rimandarli in carcere o farla scontare presso casa di parenti. “Ma quella convenzione stipulata in estate”, ha riferito Pettinari stamattina, si è dimostrata piena di falle pochi giorni fa, quando erano tutti pronti in strada per sfrattare un pregiudicato, ma dal Tribunale non è arrivata la revoca degli arresti domiciliari”. Così, l’occupante abusivo ha potuto festeggiare, mentre i vicini hanno dovuto ancora ingoiare amaro: “Sul nostro contratto Ater c’è scritto a chiare lettere che ogni comportamento illegale comporta una violazione dello stesso”, spiega esasperato un residente, “queste persone invece possono fare quello che vogliono”.

Sono stanchi i fontanellesi, stanchi di rischiare per denunciare il marcio che c’è e non sentirsi protetti. Anzi: con la rapida archiviazione dell’indagini sulle violente intimidazioni “si rafforza il senso di impunità di chi si sente il boss del quartiere”, prosegue Pettinari, “chi ha compiuto quelle violenze può sentirsi ancora più libero di rifarlo, mentre chi viene colpito non saprà mai il nome del colpevole, né vedrà ripristinata la legalità”. Se sfratti e arresti, seppur non legati al fascicolo archiviato dal pm Del Bono, sono stati fatti negli ultimi mesi, non bastano a placara la paura dei residenti di via Caduti per Servizio se poi le pene non vengono confermate, se le indagini vengono frettolosamente archiviate, se i delinquenti non vengono estirpati nonostante le rassicurazioni istituzionali: “Le istituzioni continuano a ritenere la situazione sotto controllo, ma sono solo parole ipocrite: gli unici che possono dormire sonni tranquilli a Fontanelle sono i delinquenti”, conclude lapidario il segretario di Codici.

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Daniele Galli


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