Si è fatto dimettere dall’ospedale per essere in aula e non ritardare ulteriormente i lavori del tribunale: Luciano D’Alfonso, a processo insieme al suo ex braccio destro, Guido Dezio, agli imprenditori Carlo e Alfonso Toto, e altri 20 imputati per presunte tangenti negli appalti pubblici al Comune di Pescara si è presentato questa mattina in aula con un cerotto in fronte e un tutore alla spalla, a causa della caduta dalla bici che gli ha causato una frattura pochi giorni fa. Uno scambio di battute con il presidente del collegio del tribunale, Antonella Di Carlo, alla quale l’ex sindaco ha riferito di doversi sottoporre oggi all’ultima tac e di stare sostanzialmente bene, poi è iniziata l’ultima udienza prevista per l’ascolto dei testimoni. Dalla prossima, fissata al 15 ottobre, si passerà agli interrogatori degli imputati.
Al banco delle testimonianze odierne hanno sfilato oggi l’ex assessore comunale alle politiche sociali Vittoria D’Incecco, oggi deputato Pd, e Camillo D’Angelo, ex assessore al bilancio, il quale ha sostenuto che si faceva molta attenzione ai fini del rispetto del Patto di stabilità e che quotidianamente si monitoravano le spese. Per quanto riguarda le testimonianze dei piccoli imprenditori il tema centrale è stato quello dei lavori realizzati nella villa di D’Alfonso a Lettomanoppello. Alcuni hanno detto di essere stati pagati regolarmente, altri di aver fatto lavori o fornito materiale gratuitamente per amicizia. Tutti, però, hanno affermato di non aver avuto rapporti con il Comune di Pescara. I dipendenti di Toto infine hanno sottolineato che tra l’ex primo cittadino e l’imprenditore vi erano rapporti stretti di amicizia risalente agli anni ’90.