Pescara, pioggia e fango: il fiume diventa giallo

fiume_scaricoPescara. Con il limo smosso dalla pioggia, le acque del fiume che attraversa il capoluogo adriatico sono apparse, oggi pomeriggio, di un intenso giallo ocra. Un fenomeno insolito che preoccupa le associazioni ambientaliste: “L’erosione delle sponde bloccherà, ancora di più, il fondale del porto”. E torna in auge la critica sulle condizioni dell’alveo fluviale.

Ben quattro le associazioni ambientaliste che nel corso del pomeriggio hanno ricevuto diverse segnalazioni per l’insolito colorito del fiume. Italia Nostra, Ecoistituto Abruzzo, Marevivo e Mila Donnambiente rilanciano, quindi, l’allarme costituito dal giallo ocra intenso che caratterizza in queste ore le acque del Pescara. Un fenomeno dovuto alle piogge intense che nel corso della notte hanno eroso superficialmente i terreni prospicienti le sponde fluviali dell’hinterland, trascinando nel flusso dell’acqua imponenti quantitativi di fango argilloso. “Buona parte di quel fango”, dicono gli ambientalisti, “è destinato a sedimentare nel porto canale dove la sezione del  fiume è necessariamente più larga e, con  la velocità di corrente rallentata, quel  trasporto solido va a depositarsi sul fondo”. Oltre a peggiorare le condizioni dello scalo portuale, paralizzato per il mancato dragaggio, questi fenomeni sempre più ricorrenti rappresentano degli indicatori dello stato di degrado raggiunto dalle sponde del Pescara e dal territorio adiacente soprattutto nel suo tratto pianeggiante. “Le cause sono note”, affermano gli ambientalisti, “scarichi di terra abusivi lungo le sponde e nei luoghi di esondazione, banchinaggi abusivi, eliminazione dell’azione protettiva della vegetazione fluviale (che svolge funzione di filtro tra terra e acqua evitando l’intorbidamento), imponenti e scriteriati lavori condotti in alveo e sulle sponde da privati, con buona pace delle Autorità regionali che li hanno autorizzati: è stato disboscato un tratto di  circa 7 km  di  fiume, su entrambe le sponde,  per realizzare due sbarramenti per centraline idroelettriche ad elevatissimo impatto ambientale”

Da qui, e dal giallo del fiume, parte l’appello delle quattro associazioni: “Adesso che il fenomeno è sotto gli occhi di tutti ed è verificabile, torniamo a dire ai Ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, al presidente della Regione Chiodi,  al presidente della Provincia, Testa,  al Comune e all’Arta che bisogna agire sulle cause a monte dell’esagerata fanghizzazione, anziché limitare gli sforzi, pur necessari e urgenti, per lo sfangamento del porto. Se non si opera la rinaturalizzazione delle sponde, anche il prossimo, costosissimo (e ci auguriamo imminente) dragaggio del porto potrebbe essere vanificato in uno o due anni soltanto”.

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