Pescara, il Comune blocca il cementificio: negato il rinnovo del permesso d’esercizio

cementificioPescara. Stop al cementificio: dopo 50 anni di attività, il Comune ha deciso di non rinnovare l’autorizzazione agli impianti della Sacci, in via Raiale. Dopo anni di dibattito sulla delocalizzazione, si giunge ora alla decisione più drastica. A decidere sarà la conferenza regionale dei servizi, ma i sindaco preannuncia i ricorso al Tar.

Mezzo secolo di attività per il cementificio pescarese, che con una sequela di cessione societarie è passata prima alla Lafarge e ora alla Sacci. Èd è quest’ultimo gruppo ad aver ricevuto, dopo anni di dibattito sulla necessità di delocalizzare le ciminiere dello stabilimento lontano dal centro abitato, il secco diniego del Comune, che ora annuncia di non voler rinnovare l’autorizzazione integrata ambientale necessaria al cementificio per proseguire con la produzione. La Sacci, infatti, ha fatto richiesta per poter ampliare l’impianto di via Raiale 32 e aggiungere alle attuali attività quelle per lo smaltimenti (incenerimento) di rifiuti, anche quelli classificati come pericolosi. L’iter di rinnovo delle autorizzazioni si è attivato lo scorso 7 marzo, in vista della scadenza dei 5 anni di validità del permesso d’esercizio: la richiesta della Sacci, inoltrata al Servizio Gestione Rifiuti della Regione Abruzzo, prevede, appunto, oltre al rinnovo per il cementificio, anche l’inserimento dell’inceneritore di rifiuti. Su questo punto è stata convocata oggi la Conferenza regionale dei servizi, alla quale la Giunta Mascia ha fatto giungere una delibera con il parere negativo: “Per la nostra maggioranza di Governo il dado è tratto, è giunto il momento di spostare il cementificio”, afferma con fermezza il sindaco di Pescara, “e nella delibera abbiamo anche chiesto alla stessa Regione di attivare, per quanto di sua competenza, le procedure per la delocalizzazione definitiva dello stabilimento al di fuori della città”. Il parere comunale è obbligatorio e non vincolante per le decisioni della Conferenza: sarà ora l’organo regionale, acquisiti i vari pareri previsti (Arta, Provincia, Asl e Direzione regionale Politiche della Salute della Regione Abruzzo), ad autorizzare o meno la Sacci. Ma Mascia preannuncia la fermezza della sua maggioranza: “Se quell’autorizzazione dovesse comunque arrivare dagli altri Enti presenti al Tavolo odierno, l’amministrazione comunale attiverà tutte le misure amministrative possibili, compreso il ricorso al Tar”.

Il governo cittadino, quindi, si schiera, nel dibattito di lungo corso tra i sostenitori della fonte occupazionali e il ‘partito anti-ciminiere’ che denuncia inquinamento atmosferico e pericoli per la salute, dalla parte di questi ultimi. Scontro importante, data la possibile ripercussione sui dipendenti della Sacci. Se negli anni ’70, quando il cementificio fu inaugurato, la zona di via Raiale era pressoché disabitata e unicamente votata agli insediamenti di fabbriche e aziende. Oggi, invece, il nucleo abitato di Porta nuova si è protratto sul lungofiume, fino a lambire gli stabilimenti che producono il materiale laterizio. Adesso, quindi, Mascia non ritiene “più opportuna la presenza del cementificio nel cuore del territorio” e non disponendo, la città, di aree alternative sufficientemente distanti dai centri abitati, ritiene che la Sacci debba abbandonare Pescara. Questo potrebbe decretare un cambio nell’assetto occupazionale dello stabilimento, che già se si trovasse a dover spegnere le macchine per il decadimento dell’autorizzazione potrebbe essere costretto e ridurre gli operai. Ma il primo cittadino rassicura: “Abbiamo chiesto alla Regione Abruzzo di porre in essere tutte le azioni di competenza finalizzate alla delocalizzazione dell’impianto, da attuare di concerto con l’Azienda Sacci e con il Comune, assicurando gli attuali livelli occupazionali. E a tal fine ci faremo promotori del coinvolgimento dei sindacati per attivare qualunque forma di tutela per i lavoratori impiegati oggi nella Sacci”.

EX PERIFERIA, ORA QUARTIERE DEL FUTURO.

Più caro al municipio, però, il fattore ambientale e sanitario: “Abbiamo rilevato”, spiega Mascia, “che la Società, con la domanda di rinnovo e modifica, non ha previsto per l’impianto alcuna misura per il contenimento e la riduzione delle emissioni in atmosfera, dell’impatto acustico dello Stabilimento, né delle polveri generate durante i processi produttivi o di movimentazione dei materiali utilizzati”. Impensabile, per l’amministrazione, lasciare quei comignoli sbuffanti nubi grigie e dense all’interno di quello che è previsto come il quartiere del futuro per Pescara: proprio in via Raiale è stato recuperato l’ex Inceneritore che oggi ospita la Città della Musica, c’è poi il Parco Fluviale, ormai in fase avanzata di progettazione. Infine il Piano Particolareggiato 7, appena adottato dalla Giunta comunale, che mira a garantire uno sviluppo urbanistico e architettonico massiccio dell’intero quartiere ovest, prevedendo verde, nuove realizzazioni in vetro e acciaio, parcheggi, servizi, scuole. “E’ evidente che in tale enorme opera di riqualificazione e valorizzazione, la presenza del cementificio ci sta sempre più stretta, ma in realtà lo è sempre stata”, commenta ancora Mascia. “In realtà anche la Sacci è favorevole a tale spostamento”, riferisce l’assessore all’Ambiente Del Trecco, anche perché si rende conto che la sua è una posizione difficile, ma la stessa azienda non riesce ad affrontare da sola un simile passo che comporta un investimento di almeno 250-300milioni di euro”.

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