Marocchino massacrato in pieno centro a Pescara. Una testimone racconta: ‘Una violenza brutale’

aggressionePescara. Sono già in carcere, con l’accusa di tentato omicidio, i due rumeni che sabato notte hanno pestato a sangue un marocchino nel pieno centro cittadino. Una violenza inaudita che ha scosso i tanti testimoni che hanno assistito alla scena consumata in strada, sotto gli occhi di tutti. Una ragazza racconta i momenti di terrore: “Lui non si allontanava nonostante le grida della gente”.

Pescara si conferma città trasversalmente brutale. Se le periferie, come Fontanelle, urlano quasi ogni giorno alla violenza, le zone più centrali non sono da meno. L’aggressione di sabato notte, con un marocchino 37enne selvaggiamente picchiato da un rumeno, è accaduta a pochi metri dalla scena dell’omicidio di Italo Ceci, freddato a colpi di pistola il 20 gennaio da un assassino ancora ignoto. Stavolta, invece, gli accusati del tentato omicidio sono finiti in carcere in poche ore: sono Gheoghe e Veronica Alexe, 42enne e 35enne provenienti dal Paese balcanico, lui finito a San Donato, lei dietro le sbarre del carcere femminile di Chieti di Madonna del Freddo. Ed è stato il via vai del centro, ancora vivo all’1:30 del sabato notte, ad assistere all’efferatezza.

All’origine del massacro, una lite scoppiata poco prima in un locale del centralissimo corso Vittorio, dove due rumeni hanno preso a discutere con la vittima, il  37enne Khalid Boutaqbout, e un suo compaesano marocchino. I quattro si allontanano dal locale, e all’incrocio con via Mazzini va in onda la scena di sangue. La nota, insieme a tanti altri passanti, una ragazza che stava concludendo la serata in un pub della zona: “Impossibile non vederla”, racconta, “erano proprio in mezzo alla strada”. Gheorghe Alexe, infatti, si accanisce sul nordafricano davanti alla fermata dell’autobus all’altezza del muro storico che celebra i bombardamenti della guerra mondiale. “Sono passata con l’automobile e ho visto questo ragazzo biondo affiancato da una donna con i capelli neri. A terra un uomo mulatto, immobile, inerme, sembrava morto, e l’altro gli ha sferrato un calcio direttamente in faccia. La ragazza lo tratteneva per un braccio, ma senza troppa insistenza”. Sbalordita e spaventata, la giovane testimone accosta a distanza di sicurezza, e mentre scende dall’auto sente le urla provenienti dai balconi ai piani alti dei palazzi vicini: “Bastardo, lascialo stare, sei un vigliacco”, ha urlato un uomo”, riferisce la passante, “non lo vedi che non si muove, fermati”, strilla un residente. Le grida attirano parecchie decine di persone dai dintorni, oltre a quelli che hanno visto l’accaduto passando a piedi o in macchina. Ma nonostante queste, e i primi capannelli che si andavano formando, l’aggressore non sembra scomporsi: “Si è allontanato solo di pochi passi”, riferisce ancora la nostra testimone, “e soprattutto ha mantenuto una freddezza impressionante, come se colpire in testa un uomo inerme fosse il più normale dei gesti”. Un’impressione che attanaglia anche gli altri presenti che, come lei, impugnano il cellulare e compongono il 113, ma lo spavento li fa rimanere a distanza da quell’uomo. Pochi minuti, ma che ai presenti sono sembrati interminabili e densi di tensione. Poi la ressa si infoltisce, e i due rumeni capiscono che le forze dell’ordine, avvertite in massa, sarebbero arrivate a breve. I più coraggiosi continuano ad inveire verbalmente contro gli aggressori, ma la crudeltà del colpo a cui hanno assistito li trattiene dall’intervenire. Finalmente i due decidono di allontanarsi dal corpo insanguinato, e sono in tanti quelli che si buttano attorno a Khalid Boutaqbout per prestargli i primi soccorsi. In poco tempo arrivano la polizia e il 118: il marocchino viene portato in ospedale, dove viene ricoverato in prognosi riservata, fortunatamente senza pericolo di vita. Gheorghe e Veronica Alexe fuggono in direzione della stazione, ma in pochi minuti sono braccati dagli uomini della Volante. Lui viene prima medicato al Pronto soccorso per una ferita alla mano destra, poi arrestato insieme alla connazionale.

I lampeggianti dell’ambulanza e delle Volanti che si allontano e la macchia di sangue sul marciapiede di corso Vittorio rimangono gli ultimi colori di una notte nera per Pescara, gli ultimi frame di un film che i pescaresi avrebbero fatto volentieri a meno di vedere. “Una scena tristemente indimenticabile”, proprio come la definisce la nostra involontaria testimone.

 

Daniele Galli


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