Pescara. La filovia finisce in Procura. Emanati tre avvisi di garanzia per truffa aggravata, falso e frode nelle forniture pubbliche per Michele Russo, presidente della Gtm, e per altri parigrado a capo delle ditte aggiudicatrici degli appalti per la realizzazione dei lavori per il tracciato del Filò. Sequestrati computer e documenti dalla sede della società per il trasporto pubblico.
Denunce, esposti, e alla fine la Procura è scesa in campo per indagare sui lavori per la realizzazione della filovia che collegherà Pescare e Montesilvano attraverso un percorso di 8 chilometri che si snoda lungo il percorso ciclopedonale della Strada parco. Gli avvisi di garanzia, firmati dal pm pescarese Valentina D’Agostino, sono indirizzati a Michele Russo, presidente della Gtm, Gestione trasporti metropolitani, la società che gestisce il trasporto pubblico del capoluogo adriatico. E poi due con destinazione Milano, per Giuseppe Ghilardi e Maurizio, rispettivamente direttore tecnico della Balfour Beatty Rail e amministratore della Vosslok Kiepe, ditte che con un associazione temporanea di impresa si sono aggiudicate nel 2006 l’appalto da oltre 30 milioni di euro per la fornitura dei mezzi, l’installazione di 191 pali e la relativa elettrificazione e per quella di tracciati a funzionamento magnetico per la guida senza pilota. I capi d’accusa sono quelli di truffa aggravata, falso e frode nelle procedure pubbliche, ovvero, stando alle prime notizie apprese, atti illeciti volti a falsare la documentazione relativa ai lavori per coprire falle nelle procedure d’appalto.
Fin dalle prime fasi, ancor prima dell’inizio dei lavori, i comitati cittadini, le associazioni ambientalisti e le opposizioni nelle varie amministrazioni locali si erano battute per dimostrare le tesi dell’illecito, una su tutte quella dell’assenza del ricorso al comitato per una valutazione di impatto ambientale dell’opera, che aumenta il livello di partecipazione pubblica alla decisioni grazie alla possibilità di presentare osservazioni allo stesso comitato. Proprio su questo iter lo scorso 3 luglio il comitato Via ha deciso di bloccare i lavori, dopo l’ennesimo esposto del Wwf presentato direttamente all’Unione europa, relativo ai magneti in quanto ritenuti elementi che vincolano i mezzi al suolo, quindi necessari del parere sull’impatto ambientale. Elementi che, come sostenuto dalla prima ora, avrebbe potuto far perdere i finanziamenti milionari provenienti da Bruxelles. Di pari passo, quindi, l’Europa ha attivato una procedura di infrazione e la magistratura indagini per accertare la conformità dei lavori in relazione al progetto finanziato.
In tal senso sembra aver svoltato l’inchiesta, partita in totale segretezza venerdì (trapelata solo questa mattina), quando gli agenti della squadra mobile, coordinati da Pier Francesco Muriana, hanno bussato alle porte della sede Gtm di via Raiale con un atto di perquisizione, per poi partire alla volta di Milano. Dagli uffici di Russo la Mobile ha portato via pc e documentazioni cartacee, ma le lenti d’ingrandimento andranno a spulciare, a fondo e per lungo tempo, le corrispondenze elettroniche e i contratti stipulati tra le varie aziende coinvolte. Tutto resta ben protetto negli uffici della questura adriatica, e sui contenuti non viene proferita parola alcuna. Si conoscono, invece, i contenuti delle perizie poste a base dell’azione inquisitoria: 35 pagine redatte daGiulio Maternini, docente di Tecnica ed economia dei trasporti alla facoltà di Ingegneria dell’università di Brescia, e Federico Gualandi, docente di Diritto amministrativo all’università di Venezia.
Michele Russo, con il decreto perquisitorio ancora caldo tra le mani e che lo ha costretto a rimandare la partenza per le vacanze estive, si dice tranquillo e pronto alla massima e serena collaborazione con la magistratura. Ma il faro della Procura sembra destinato ad allargare il proprio spettro, con altri capitoli di indagine e nomi da inserire sul registro degli inquirenti. Anche perché il Wwf annuncia la pronta presentazione di un nuovo esposto che riserva nuovi dubbi e ipotizza incongruenze ulteriori sulle procedure di realizzazione della filovia.