Pescara. Si cerca l’arma che ha ucciso Tommaso Cagnetta. E che potrebbe aver ucciso non soltanto lui. Si cerca a casa di Angelo Ciarelli, accusato dell’omicidio. Che poi è anche casa di Massimo Ciarelli, accusato dell’omicidio Rigante. I calibri coincidono, e per averne la certezza è stata disposta l’autopsia, in esecuzione oggi pomeriggio. Intanto, si analizzano anche le due automobili sequestrate.
Dal carcere di San Donato, lui continua a ripetere che è innocente e di non essere stato nemmeno presente sul posto al momento dell’omicidio. Ma a dire che ad uccidere Cagnetta è stato, seppur per errore, Angelo Ciarelli sono tre testimoni presenti nel piazzale del ‘ferro di cavallo’ durante la sparatoria di lunedì pomeriggio. A dire che i Ciarelli, clan rom tra i più tristemente noti in città, hanno le armi c’è il ritrovamento di tredici proiettili in un tombino dell’abitazione di famiglia in via Vicolo Moro, traversa di via Aterno, perimetro nord di Rancitelli, a due passi dal luogo del delitto. E c’è anche l’accusa che pende su Massimo Ciarelli, già in carcere perché accusato di aver sparato e ucciso l’ultras 24enne Domenico Rigante la sera del primo maggio. E tra i nove testimoni che hanno riconosciuti lui e i quattro parenti accusati di complicità nell’omicidio, c’è anche chi sostiene che nelle mani dello ‘squadrone’ rom c’era più di una pistola. Ricollegabile alla famiglia nomade stanziale anche la pistola con la quale Pasquale Di Giovanni sparò in faccia ad una prostituta nigeriana il 25 aprile. Di Giovanni stalliere dei Ciarelli, indicato come probabile custode dell’arsenale di famiglia. Una calibro 38 quella che uccise il ‘gemellone’ Rigante, una calibro 38 quella che quasi uccise la donna africana, di calibro 38 i proiettili rinvenuti lunedì sera davanti casa Ciarelli. Ma per chiudere il quadro e avere la certezza che dello stesso calibro è anche il proiettile che ha perforato il fianco sinistro di Tommaso Cagnetta bisognerà attendere la fine dell’autopsia, in corso questo pomeriggio.
L’incarico per l’esame autoptico è stato conferito al medico legale Cristian D’Ovidio, ma il pm Valentina D’Agostino, titolare dell’inchiesta, ha anche incaricato un perito balistico, Gaetano Rizza, del Gabinetto interregionale della polizia scientifica di Ancona, uno degli esperti arrivati a Pescara a seguito degli omicidi di Italo Ceci e Domenico Rigante. Rizza, dopo che D’Ovidio avrà estratto l’ogiva rimasta nel corpo della vittima, potrà analizzarla e accertarne il calibro, ed eventualmente compararla con i proiettili raccolti sulle scene degli altri delitti: se la comparazione risulterà positiva, si potrà dire che la stessa arma ha colpito più persone.
A quel punto diverrà un oggetto di fondamentale importanza investigativa: per questo, la squadra mobile, diretta da Piefrancesco Muriana, questa mattina ha perquisito a tappeto casa la villetta di via Vicolo Moro, setacciando con un cane della Guardia di Finanza e con i metal detector anche un terreno incolto alle spalle di casa Ciarelli, rovistando tra le
erbacce e i canneti. E non sono mancati i momenti di tensione, ma nessun elemento utile è stato rinvenuto. Rivoltata anche un’abitazione a San Giovanni Teatino e un terreno alle porte della città adriatica, ma se l’arma calda c’è, o è stata fatta sparire o è ancora nascosta altrove.
La polizia scientifica, invece, ha concentrato gli accertamenti sulle due automobili sequestrate. Una è la Golf grigia di Eva Ciarelli, sorella dei due in carcere che abita in un palazzo che circonda il ‘ferro di cavallo’ di via Tavo: sul paraurti di questa, parcheggiata proprio su una chiazza di sangue che Cagnetta ha lasciato a terra prima di essere soccorso, sono state trovate delle tracce ematiche. L’altra è una Renault Clio blu, quella usata per la fuga dalla coppia di tossicodipendenti che il 42enne morto e un altro gruppo di persone cercava di bloccare, dopo l’allarme dato da una spacciatrice che urlava ai quattro venti come fosse stata depredata di un grammo di cocaina senza il compenso dovuto. E mentre Cagnetta, con gli altri, bloccava la Clio, Ciarelli avrebbe sparato all’automobile colpendolo involontariamente. Sulla macchina, che da lunedì sera è parcheggiata all’interno della questura, con tanto di cartello “Non toccare”, potrebbero essere rimaste impresse impronti utili a completare le indagini.
Confermato il calibro: morte per emorragia interna. Tommaso Cagnetta è morto dissanguato a causa del colpo di pistola che lo ha raggiunto al fianco e gli ha lesionato l’aorta provocandogli una emorragia interna. Lo ha stabilito l’autopsia effettuata oggi pomeriggio dal medico legale Cristian D’Ovidio.
Confermato da Gaetano Rizza, perito balistico incaricato dal pm Valentina D’Agostino, il calibro del proiettile: a fare fuoco è stata una 38.
Daniele Galli