ll decreto del Gip Giuseppe Romano Gargarella è del 14 aprile scorso, ma se ne è avuta notizia oggi. Il 10 aprile il pubblico ministero Fabio Picuti ha chiesto l’archiviazione del procedimento per “l’insussistenza in capo agli indagati del necessario elemento soggettivo doloso” finalizzato al conseguimento “di un ingiusto profitto consistente, di regola, nei vantaggi patrimoniali derivanti dall’elusione delle regole amministrative sull’attività di gestione dei rifiuti”.
Il magistrato è giunto a questa conclusione sulla base della ricostruzione, da parte del Noe dei Carabinieri di Pescara, della complessa procedura amministrativa svolta nell’estate 2011 tra Regione Abruzzo, Ambiente Spa e Deco Spa, per tenere conto delle “difficoltà operative”, eliminare le “non conformità alle operazioni di recupero” e autorizzare la proroga delle attività di smaltimento, la cui interruzione – aveva segnalato la società Ambiente – “qualora la Deco avesse cessato di ricevere i rifiuti conferiti dai Comuni soci” avrebbe comportato “disastrose conseguenze per la collettività”.
La ricostruzione ha fatto emergere l’inesistenza di un’associazione finalizzata al traffico illecito di rifiuti, ma anche l’estraneità perfino potenziale di Attiva, la cui opera consiste nella raccolta e trasporto in ambito urbano e perciò si esaurisce in una fase precedente il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti.
Il pubblico ministero ha infine chiesto (e così ha disposto il Gip) di rimettere gli atti “alla Procura della Repubblica di Chieti territorialmente competente (per) eventuali valutazioni circa la sussistenza del reato di cui all’articolo 256 del decreto legislativo 152/2006”, vale a dire l’“Attività di gestione di rifiuti non autorizzata”, ipotesi alla quale è a maggior ragione estranea Attiva che per definizione svolge attività autorizzata.
Attiva Spa e il suo amministratore unico Guglielmo Lancasteri apprendono con viva soddisfazione la decisione dell’autorità giudiziaria, nei confronti della quale avevano espresso fiducia non appena avuta notizia dell’avviso di garanzia. In quell’occasione avevano peraltro manifestato stupore per un’ipotesi accusatoria molto grave e infamante, che in ogni caso non avrebbe potuto coinvolgere la società, “materialmente e contrattualmente estranea al trattamento e al processo di smaltimento subìto dai rifiuti raccolti e conferiti”, dal momento che “la Convenzione tra il Comune di Pescara e Attiva (il cui socio unico è lo stesso Comune) prevede e impone esclusivamente la raccolta in città e il trasporto del materiale indifferenziato e del secco non riciclabile, presso l’impianto mobile indicato dallo stesso Comune”.
“Sono molto lieto che il chiarimento sia stato tempestivo – dichiara Guglielmo Lancasteri – evitando ulteriori danni alla società Attiva e, se mi è consentito dire, anche a me: ho accettato e svolgo l’incarico di amministratore unico, al quale dedico una parte significativa della mia attività professionale, anche per dedizione alla cosa pubblica e alla mia città. È giusto e doveroso rendere conto del proprio operato e sottoporsi a qualsiasi verifica o controllo, soprattutto dell’autorità giudiziaria della quale siamo sempre a disposizione. Ma tutti dovrebbero porre la massima attenzione per evitare il rischio di gravi danni industriali e reputazionali, difficilmente rimediabili anche quando derivino da ipotesi infondate e poi ufficialmente smentite”.