Non bastavano i ritardi nelle operazioni di dragaggio e lo stop imposto dalla Procura dell’Aquila. Il peggioramento delle condizioni meteorologiche degli ultimi giorni ha assegnato il colpo di grazia al porto di Pescara. I fondali completamente insabbiati e il livello dell’acqua ridotto ai minimi storici hanno determinato un nuovo incidente all’interno dello specchio d’acqua, così come accaduto giovedì scorso con due imbarcazioni costrette a virare verso Ortona e a scaricare lì il ricavato delle operazioni di pesca.
La notte scorsa, intorno alle 22.30, le eliche del peschereccio Biancamaria si sono arenate tra la sabbia e il fango del porto canale. Le manovre di emergenza e l’esperienza del comandante e dei suoi imbarcati non sono servite per disincagliare lo scafo e guadagnare il largo. E’ scattato quindi l’Sos alla direzione Marittima, che ha risposto tempestivamente all’allarme inviando sul posto una motovedetta. Per circa due ore il personale della Capitaneria di Porto è stato impegnato nei pressi del molo di levante per tentare di liberare la barca e mettere in sicurezza i marinai. La scarsa visibilità e le correnti marittime contrarie hanno accelerato i tempi delle operazioni di salvataggio, mettendo a rischio l’uscita in mare.
Il pessimo inizio non ha però scoraggiato i marittimi. Dopo l’intervento d’urgenza della Capitaneria e i controlli di routine, il personale di bordo del peschereccio Biancamaria ha deciso di cercare di recuperare la giornata di pesca. Numerosi, a quel punto, sono stati i tentativi per cercare di uscire dal porto canale: a notte inoltrata, dopo innumerevoli virate per liberarsi dal fango e aggirare le trappole disseminate sui fondali, la barca è riuscita a lasciare lo scalo tra mille difficoltà, perdendo ore preziose di lavoro e accrescendo così la rabbia e l’amarezza dei portuali.
“Episodi del genere si verificano di sovente e i comandanti dei motopescherecci, oramai esperti, riescono a disincagliarsi con i propri mezzi”, si legge su una nota diffusa dalla Direzione Marittima, “ma questa volta è stato necessario l’intervento della motovedetta Sar della Capitaneria di Porto di Pescara che ha aiutato il peschereccio a liberarsi in due ore”.
La Capitaneria chiude il porto agli scafi oltre i 2,5 metri. Il secondo incidente nel giro di pochi giorni è come un boomerang che si ritorce contro i proprietari delle imbarcazioni. Oggi, infatti, il comandante della Capitaneria Luciano Pozzolano ha deciso di scendere in campo per cercare di porre un freno all’insabbiamento dei pescherecci e salvaguardare così la vita dei marinai. Risale a oggi pomeriggio l’ordinanza restrittiva per limitare l’entrata e l’uscita dal porto delle imbarcazioni che trasportano più di 2,5 metri di pescaggio. Il provvedimento era nell’aria da qualche giorno. Già in mattinata, in una nota della Direzione marittima, si leggeva che gli ultimi episodi di cronaca avrebbero spinto la Guardia costiera a “rivedere drasticamente il tema dei pescaggi della locale marineria”.
Detto fatto. Nel pomeriggio, sul sito internet della Capitaneria di Porto di Pescara, è stata pubblicata l’ordinanza restrittiva che avrà effetto “in condizioni meteo avverse”. “Le recenti mareggiate e il perdurare dei ritardi per il dragaggio del porto”, fanno sapere dagli uffici di piazza della Marina, “hanno fatto sì che la situazione dei fondali nel porto di Pescara è gravemente peggiorata. La Capitaneria ha quindi adottato un’ordinanza restrittiva per quanto riguarda l’ingresso e l’uscita dal porto, limitandola per le imbarcazioni con pescaggio superiore ai 2,5 mt. in presenza di avverse condizioni meteo marine”. Con lo stesso provvedimento la Capitaneria ha richiamato tutti gli utenti alla massima attenzione “ai fini della salvaguardia della vita umana in mare”.
Il commissario Testa: “L’ennesima sconfitta”. “L’ordinanza del comandante della Capitaneria di Porto Luciano Pozzolano è l’ultimo pesantissimo colpo, evidentemente inevitabile, che il porto di Pescara ha dovuto subire per garantire la sicurezza di tutti gli operatori che ruotano attorno a questa struttura. La limitazione delle attività nello scalo è l’ennesima sconfitta della città dopo il lavoro scrupoloso che abbiamo portato avanti da giugno a dicembre che ci aveva consentito di arrivare al dragaggio della darsena commerciale. Il mio obiettivo resta proprio quello: il dragaggio. Non ho alcuna intenzione di sottrarmi al rispetto della legge, che abbiamo sempre rispettato, ma è assolutamente indispensabile andare avanti e farlo speditamente. Chiedo quindi alle istituzioni, a tutti i livelli e di qualsiasi colore politico, di fare in modo che ciò avvenga, liberando il porto dai mille lacci e lacciuoli che lo stanno portando alla morte”. Questo il laconico commento di Guerino Testa, commissario straordinario per il dragaggio, all’ordinanza restrittiva emessa oggi dalla direzione marittima.
Antonella Allegrino torna a chiedere le dimissioni di Guerino Testa da Commissario straordinario.“Con l’ordinanza restrittiva di ieri”, dichiara oggi (14 febbraio) la consigliera provinciale Idv Antonella Allegrino, “a differenza di quanto il Commissario stesso dichiara pubblicamente, non è stata sconfitta la città ma chi in modo avventato e senza averne le capacità si è voluto assumere una responsabilità più grande di lui, restando fin dalla nomina con un pericoloso cerino in mano e riuscendo solo a peggiorare una situazione già difficile. A Testa, pertanto, chiedo un atto di responsabilità: dimettersi”. La Allegrino insiste, e di riflesso contesta le mosse della gestione-Testa, con la proposta di creare una filiera “filiera virtuosa che partendo dall’acquisto di una draga passa per il dragaggio, la depurazione dei fanghi e il loro riutilizzo nell’edilizia eco-sostenibile”. “Quella del dragaggio permanente, che personalmente ritengo essere l’unica vera soluzione definitiva, è stata del tutto snobbata da Testa, che invece ha preferito stanziare 2 milioni di euro per tentare di dragare 73.000 metri cubi di fanghi, una cifra altissima con la quale sarebbe stato possibile avviare il dragaggio permanente per milioni di metri cubi di fangh”, conclude.
Questione time sul dragaggio in Consiglio Regionale. La seduta dell’assise regionale, tenutasi oggi nella sala consiliare del Comune di Pescara, è stata anche l’occasione per affrontare la difficile emergenza in cui versa il porto pescarese. La consigliera Pd Marinella Sclocco ha proposto un question-time circa i lavori della diga foranea, interrogando l’assessore alle Infrastrutture Giandonato Morra sull’intesa generale quadro che, originariamente, comprendeva una spesa di 20milioni di euro per lo sfondamento della stessa diga. “Non è stato chiarissimo l’assessore Morra”, afferma la Sclocco, “non vi è chiarezza alcuna sulla disponibilità immediata della somma individuata”. “Dapprima, appena ascoltata la risposta dell’assessore, ho affermato la mia approvazione per la rassicurazione dello stanziamento”, prosegue la democratica, “che scopro essere legato ancora a documentazioni mancanti da parte del Comune di Pescara per procedere appunto alla Valutazione di impatto ambientale che renderebbe esecutivo il Piano Portuale. Nella risposta si evince comunque che il Comune di Pescara è partito in ritardo con la richiesta di avvio della procedura della Valutazione ambientale strategica, circa un anno e mezzo”. “Ora dovrà redigere il Rapporto Ambientale e relativa sintesi non tecnica”, spiega la consigliera, “trasmettere l’atto all’Autorità Marittima per l’acquisizione con successivo invio alla Regione per essere pubblicato e fruibile alla consultazione. Il mio appello va alle autorità comunali , li esorto a recuperare il tempo perduto , ora è necessaria un’accelerazione”, conclude la Sclocco, “in modo da non perdere uno stanziamento di 20mioni di euro. Risorse utili alla città di Pescara, alle economie portuali importantissime per l’intero territorio regionale”.