“Dalla documentazione esaminata”, spiega Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo, “emerge, al contrario delle tante richieste avanzate in Abruzzo, che la centrale non ha finalità prettamente speculative, bensì è finalizzata all’autoconsumo con l’obiettivo di perseguire un migliore efficientamento energetico, una ulteriore riduzione delle emissioni e l’affrancamento dalle fonti fossili”. Positiva, dunque, la considerazione che l’associazione ambientalista fa della futura centrale biomasse Fater, differentemente da quanto pronunciato in questi giorni in diverse sedi civili e politiche. “La documentazione tecnica prodotta dalla Fater evidenzia, nell’insieme, una riduzione consistente della produzione di gas ad effetto serra che”, afferma ancora il presidente, “associata all’ottimizzazione del processo produttivo, all’efficientamento energetico ed al sistema di cogenerazione, migliorerà ulteriormente il bilancio ambientale anche su scala locale con una riduzione di circa il 15% delle emissioni”.
Ma c’è un’altra faccia della medaglia. “Se da un lato leggiamo in positivo il bilancio ambientale”, continua Angelo Di Matteo, “dall’altro però non possiamo non evidenziare la criticità nell’approvvigionamento della biomassa ad olio vegetale importata da paesi africani e non proveniente quindi da una filiera corta o dal recupero degli olii vegetali esausti”; non sulla centrale in sé, dunque, ma sulle materie che andrebbe a bruciare si concentra la critica di Legambiente Abruzzo: “L’azienda, in attesa di veder migliorato il contesto degli approvvigionamenti, deve impegnarsi a rispettare le indicazioni della Commissione Europea sui biocombustibili: come ciclo di vita è previsto un risparmio di gas ad effetto serra, rispetto ai combustibili fossili, del 35% al 2014, al 50% al 2017 e al 60% nel 2018”, spiega Di Matteo. “Da questo punto di vista”, aggiunge, “la centrale rafforzerebbe la sostenibilità ambientale dell’azienda, che ha già ridotto la quantità dei rifiuti, ha avviato a recupero il totale dei rifiuti industriali prodotti, ha diminuito il consumo delle fonti fossili e di energia elettrica, ha ridotto le emissioni di CO2 in atmosfera ed ha adottato una attenta riorganizzazione dei trasporti delle merci e delle persone”.
Inevitabile, poi, il riferimento alla questione recentemente alimentata dalla centrale-Fater sulla difficile situazione della qualità dell’aria in Val Pescara che, come descritta anche nel dossier Mal’Aria presentato da Legambiente a gennaio, pone l’area metropolitana di Pescara-Spoltore a metà strada tra il livelli di inquinamento riscontarti a Milano e a Torino: “Il problema sollevato sulle emissioni della centrale a biomasse della Fater è importante e non va sottovalutato”, conclude Angelo Di Matteo, “ma rischia di essere fuorviante rispetto al contesto, in quanto il Piano sulla Qualità dell’Aria approvato nel 2007 dalla Regione Abruzzo che vieta alle aziende in Val Pescara di aumentare le emissioni in atmosfera, attribuisce le cause dell’inquinamento per circa l’88% al traffico veicolare e per circa il 7% alle attività industriali. La Regione ed il Comune devono attivarsi con politiche concrete per fronteggiare nel suo complesso il grave problema dell’inquinamento atmosferico più in generale, prestando particolare attenzione alle polveri sottili che soprattutto in quell’area costituiscono un grave rischio per la salute dei cittadini”.
Daniele Galli