Pescara. I ritardi nelle realizzazione del prolungamento di via Misticoni, previsto in un accordo di programma del 2008, andranno a riempire un fascicolo che il Comune invierà alla Magistratura per un approfondimento sulle procedure seguite dalla passata amministrazione e che hanno portato alla paralisi del cantiere.
Il Comune è risoluto a far luce sulla controversa vicenda dell’accordo di programma per l’urbanizzazione di via Misticoni, che è stato siglato nel febbraio 2008 dall’ex Giunta D’Alfonso con l’impresa Gestimmobili. Al termine di un doppio esame delle Commissioni Lavori pubblici e Gestione del territorio, i presidenti Armando Foschi e Marco Mambella hanno annunciato l’intenzione di raccogliere i documenti per inviarli alla Procura della Repubblica per un esame approfondito delle procedure seguite al momento dell’accordo. Inoltre, nei prossimi giorni, sarà valutata l’eventualità di inviare i documenti non solo alla Procura della Repubblica, ma anche alla Corte dei conti per accertare se ci sono stati danni economici a carico dell’ente pubblico.
La doppia riunione delle due commissioni si è svolta davanti ai tecnici che hanno seguito in passato e seguono oggi il fascicolo, ripartendo dall’interrogazione presentata dal consigliere del Pd Antonio Blasioli. Erano presenti l’architetto Emilia Fino, dirigente del settore Urbanistica, responsabile unico del progetto all’atto della stipula, il geometra Berardinella Di Berardino, attuale Rup, e il direttore del dipartimento Amedeo D’Aurelio.
“Troppi errori materiali, troppe carenze e soprattutto punti non chiari all’interno dell’accordo di programma inerente via Misticoni”, dicono Foschi e Mambella, “nel corso del dibattito sono emerse ulteriori novità che hanno aggravato la vicenda. Innanzitutto è emerso che oggi lo Stato è proprietario di parte di un fabbricato di dieci piani, realizzato dal privato su aree demaniali, per un valore di 150mila euro. Ed è venuto fuori che l’impresa non ha le caratteristiche di legge per eseguire le opere di urbanizzazione primaria previste”.
Il dirigente del dipartimento Urbanistica D’Aurelio, dopo due solleciti, ha ora inviato una diffida che, se non verrà ottemperata entro poche settimane, determinerà una richiesta di pignoramento degli immobili realizzati e delle aree con sequestro conservativo.
L’accordo di programma ‘Gestimmobili srl – via Misticoni’ è regolato da un atto di convenzione sottoscritto dal Comune il 19 febbraio 2008, e un Accordo di programma sottoscritto il 20 febbraio 2008. E già dalla lettura dei due atti emergono delle discordanze: nella convenzione del 19 febbraio è stato infatti stabilito in cinque anni il termine per il completamento dell’intervento previsto nell’Accordo, con scadenza 15 aprile 2013, ma nell’Accordo di programma si è invece stabilito in quattro anni il termine per il completamento dell’intervento.
Inoltre l’amministrazione comunale non può pretendere il rispetto del cronoprogramma perché non è stato allegato alla delibera approvata dalla giunta comunale il 3 aprile 2008. I motivi dell’assenza del cronoprogramma sono stati chiesti agli ex componenti della giunta D’alfonso presenti alla riunione, cioè i consiglieri del Pd Antonio Blasioli e Camillo d’Angelo, oltre al consigliere dei democratici Enzo Del Vecchio.
Delle opere previste nell’accordo, a oggi risultano realizzate le condotte fognarie e i marciapiedi di via Seneca e via Degli Equi, e risultano realizzati, già da alcuni anni prima, un collettore fognario in via Misticoni e una vasca per l’alloggiamento delle pompe idrauliche necessarie al rilancio delle acque miste sulla rete di via San Francesco. “Tradotto”, sottolineano Foschi e Mambella, “le opere fognarie di via Misticoni, che sono state inserite nell’Accordo di programma quale ‘cessione’ al pubblico, in realtà erano state realizzate dalla ditta prima”.
Nell’Accordo di programma si prevede anche il completamento della viabilità, prolungando via Misticoni nel tratto compreso tra via Sallustio e via San Francesco, ricomprendendo zone per parcheggi e le reti dei sottoservizi, mentre nella vasca di rilancio dovranno essere alloggiate 5 pompe idrauliche, opere che non sono formalmente in ritardo, dovendo essere riconsegnate entro il 15 aprile 2013. Si è invece verificato un grave inadempimento poiché oggi lo Stato risulta proprietario non solo della porzione del Canale Bardet, ma anche di altre superfici che non sono state sdemanializzate, tanto che la concessione edilizia è stata rilasciata in parte a nome della Gestimmobili e in parte a nome dello Stato, che attualmente è legittimo proprietario di una porzione del fabbricato di dieci piani realizzato sull’area demaniale, per un valore pari a 150mila euro.