Pescara. I punti interrogativi sul futuro dello stabilimento Icie Switchboards di Loreto Aprutino hanno spinto i 35 operai, senza stipendio da tre mesi, a dichiarare lo sciopero permanente. La decisione stamattina, al termine di un colloquio nel palazzo della Provincia e dopo un sit-in davanti all’ingresso di Palazzo dei Marmi.
La protesta dei lavoratori dello stabilimento Icie Switchboards di Loreto Aprutino, ex sito della multinazionale Abb, è montata in seguita al mancato pagamento di tre mensilità. I dipendenti si sono visti negare dai dirigenti dell’azienda, che produce quadri elettrici e la cui sede centrale è a Termoli, anche la tredicesima. Per i 35 operai e per le loro famiglie è stato un Natale con il contagocce, con pochi soldi e rinunciando ai regali per i bambini.
I ritardi nell’erogazione degli stipendi hanno spinto i delegati sindacali a chiedere un incontro urgente con la dirigenza martedì scorso. Ma a quel tavolo di confronto i molisani non si sono presentati a causa di “impegni inderogabili”. Le lettere di richiamo indirizzate nei giorni scorsi ai fautori della mobilitazione hanno spinto i rappresentanti sindacali unitari a inscenare un presidio davanti alla Provincia, chiedendo all’amministrazione di Guerino Testa di intervenire a sostegno dello stabilimento di Loreto nello scontro in atto con la società marchigiana.
Al termine di un colloquio con l’assessore al Lavoro Antonio Martorella, uniti i 35 operai hanno deciso lo sciopero permanente e un presidio fisso nel piazzale antistante la Direzione provinciale del Lavoro di Pescara, in via Tiburtina. “Chiediamo che sia rispettato il protocollo firmato a marzo 2011”, annuncia Luigi Marinucci, segretario provinciale della Fiom Cgil, “con il ministero per lo Sviluppo economico, la Regione Abruzzo e la Provincia. I lavoratori devono essere messi in condizione di lavorare con serenità, altrimenti l’unica alternativa possibile è la richiesta degli ammortizzatori sociali”.
Lo spauracchio della mobilità pesa sulle spalle dei lavoratori. La misura sarebbe l’estrema soluzione nel caso in cui l’azienda non intendesse rispondere alle richieste avanzate dai suoi dipendenti. “Vogliamo essere messi in condizione di lavorare”, dice l’Rsu Dario D’Amico, “e invece ogni giorno assistiamo a discriminazioni sul posto di lavoro: uno di noi non percepisce lo stipendio da quattro mesi e non si sa il motivo, inoltre abbiamo scoperto che l’azienda ha smesso di versarci i contributi al fondo Cometa e quindi anche il nostro trattamento di fine rapporto è in forte dubbio”.
Daniele Galli