Pescara. Il Tribunale Amministrativo del Lazio, con sentenza depositata il 16 gennaio, ha accolto integralmente il ricorso promosso dall’Università di Chieti–Pescara contro il Ministero dell’Università. Nel ricorso si contestavano i rilievi mossi dal Ministero contro le prese di servizio, nel marzo 2011, di trentasette professori ordinari vincitori di concorso pubblico, che si videro revocare le proprie assunzioni dopo pochi giorni.
“I concorsi”, ricostruisce una nota inviata dai 37 docenti, “a causa dell’avvicendamento di Governi con diverse visioni strategiche, erano durati ben tre anni (2008-2011). A conclusione di questo laborioso percorso, e della scelta da parte delle commissioni giudicatrici, dei professori più qualificati, l’Università d’Annunzio aveva assunto in ruolo i vincitori, confortata anche dai pareri pro veritate di affermati giuristi che avevano confermato la legittimità delle assunzioni. Salvo poco dopo iniziare un procedimento di revoca, a causa di rilievi (del tutto formali ndr) mossi dal Ministero dell’Università e condivisi dal Collegio dei Revisori dei Conti della d’Annunzio”.
Per dirimere la vicenda si era immediatamente pronunciato il Senato Accademico, la stessa Università di Chieti-Pescara aveva interessato il Tribunale competente, ovvero il Tar del Lazio, che due giorni fa, a seguito di approfondito esame, ha pubblicato la sentenza che afferma l’assoluta correttezza delle prese di servizio. “La nota di revoca delle prese di servizio aveva creato non poco clamore nell’Ateneo”, continua la ricostruzione, “I professori a quel punto, una volta visti i loro diritti acquisiti a mezzo concorso pubblico, in pericolo, intrapresero collegialmente una battaglia di difesa sia della qualità delle rispettive professioni, sia del loro posto di lavoro. Ricordiamo che alcuni di loro, avevano preso servizio presso l’Università D’Annunzio, lasciando altri posti di lavoro. Per cui la lettera di revoca , li iscriveva nelle liste dei disoccupati”.
A questo punto si conclude una parte importante della vicenda, essendo state dichiarate legittime le assunzioni. I trentasette professori straordinari esprimono “piena soddisfazione nel vedere riconosciuto il corretto operato dell’Università e il proprio diritto all’assunzione, che essi avevano sempre difeso rifiutando compatti soluzioni discriminatorie e soprattutto lesive degli interessi dell’Ateneo. Ravvisano inoltre nella decisione del TAR un segnale molto importante, perché consentire le assunzioni dei vincitori di concorso significa permettere quel rinnovamento del corpo docente che è indispensabile per lo sviluppo del sistema universitario e rappresenta uno dei principi ispiratori dell’Associazione “Universitas Omnium” costituita nel luglio scorso. Infine, i professori si dicono convinti che una volta conclusa la “stagione dei ricorsi” possano porsi le basi di una crescita solida, serena e duratura dell’Università di Chieti-Pescara, chiamata nei prossimi mesi a gestire la delicata fase dell’attuazione delle modifiche statutarie previste dalla legge Gelmini.”
Approfondimenti: professori revocati
Daniele Galli