Pescara. Si sono ritrovati lungo la sponda del fiume, poco dopo il cementificio, per denunciare “l’assalto criminale al nostro fiume” e per puntare il dito contro un dragaggio “insensato che non consente di risolvere alla radice il problema dell’insabbiamento del porto”. Gli ambientalisti, riuniti nel coordinamento “Bussiciriguarda”, annunciano l’invio di un esposto alla Magistratura.
In base ai calcoli degli esperti che fanno parte delle associazioni Italia nostra, Marevivo, Ecoistituto Abruzzo e Mila donnambiente, il fenomeno dell’interrimento ha raggiunto dei livelli record. Il fiume Pescara, nei suoi 60 chilometri di corso dalle sorgenti alla foce, porta a valle una quantità di fanghi che si aggira sui 10 centimetri al mese. Il limo, nel suo percorso verso il mare, incontra sedimenti sporchi provenienti dalle diverse discariche disseminate in prossimità della riva e si unisce ai residui delle centinaia di tronchi che sono stati abbattuti nei mesi scorsi.
Il confronto dello stato attuale dei luoghi, rispetto alle immagini scattate pochi giorni fa è impietoso: gli argini del corso d’acqua pescarese vanno scomparendo. Una cortina di cemento pian piano sta sostituendo la ricca e rigogliosa vegetazione fluviale, mettendo in allerta gli esperti di tematiche ambientali che denunciano la “permeabilità, fanghizzazione e franosità delle sponde, per via delle radici che perdono presa”. Inoltre il fango finisce per depositarsi a valle, all’altezza della banchina commerciale, dove è posizionata una vasca di colmata strapiena di sedimenti.
“Agire a valle con i dragaggi che costano milioni di euro”, scrivono i rappresentanti del coordinamento Bussiciriguarda in una nota, “e sono assolutamente ridicoli è una stupidaggine se non si risanano le sponde, con la loro vegetazione arborea arbustiva ed erbacea, che ha una funzione insuperabile nella stabilizzazione e consolidamento dall’erosione. In caso di pioggia che trasporti nella corrente fluviale tutta l’argilla ed il limo, in soli due o tre giorni potrebbe vanificare tutti i benefici attuati con un dragaggio”.
L’abbattimento delle centinaia di alberi secolari in prossimità del cementificio, fiancheggiando il canile comunale, metterebbe in serio pericolo l’intera popolazione pescarese che si troverebbe particolarmente esposta al rischio di esondazioni. E’ per questo che gli ambientalisti hanno annunciato l’invio di un fascicolo alla Procura della Repubblica per denunciare la delicata situazione e l’assenza di un apposito piano regolatore portuale. Qualcosa per salvare il fiume Pescara dal rischio di dissesto ambientale è ancora possibile: “Ridare alle sponde un’adeguata fascia protettiva”, conclude il coordinamento, “che blocchi il rifornimento di fango. Inoltre bisogna smaltire il materiale prelevato dai fondali del porto in discariche appositamente predisposte dalla Regione Abruzzo”.
Daniele Galli