Pescara, sgominata la banda delle griffe false: 15 arresti FOTO VIDEO

Pescara. Un’organizzazione, ispirata a criteri imprenditoriali, in grado di approvvigionare grosse quantità sia di prodotti già confezionati, pronti per la vendita, sia di etichette ed accessori vari che poi dovevano essere assemblati in piccoli laboratori abusivi, anche casalinghi, dislocati sul territorio.

Nell’operazione “Bazar”, portata a termine all’alba dai finanzieri del Comando Provinciale di Pescara, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di L’Aquila, dieci persone sono state arrestati, quasi tutti con precedenti specifici (1 associata al carcere di Pescara e 9 poste ai domiciliari); due hanno avuto obblighi di dimora nei comuni di residenza; tre, senegalesi, sono ricercati. Dovranno rispondere, a vario titolo ed in associazione, di ricettazione, contraffazione e commercio di prodotti con segni falsi.

Recuperati 65mila capi, accessori ex etichette contraffatti, che sul mercato avrebbero fruttato 2 milioni di euro. Sequestrata anche attrezzatura per produrre i capi di vestiario e scarpe. Le misure restrittive di oggi si inseriscono nel contesto di un’articolata indagine che ha portato complessivamente alla denuncia di 41 persone per reati legati alla contraffazione.

Gli inquirenti, coordinati dal colonnello Francesco Mora, hanno scoperto che la gang che operava in diverse regioni italiane, con a capo cittadini italiani, aveva evidenti rapporti con la malavita campana, riconducibile ad un noto clan camorristico. La filiera dell’organizzazione malavitosa si muoveva su due livelli paralleli. Il primo composto da italiani che erano al vertice e che nei laboratori di Calabria e Campania producevano le griffe false, e il secondo riconducibile ai senegalesi che si occupavano della vendita al dettaglio della merce contraffatta.

L’area di risulta della Stazione di Pescara fungeva da base logistica e dove si vendeva e si custodiva la merce. A due autisti di autobus di linea per Roma e Napoli, di una società pubblica, e che fungevano da corrieri per trasportare la merce in Abruzzo, è stata riconosciuta l’appartenenza all’associazione per delinquere.

“È stata sradicata una organizzazione – ha spiegato Mora – una organizzazione che inquinava l’economia immettendo sul mercato nazionale false griffe che in alcuni vasi, abbiamo accertato, sono finite anche in attività commerciali al dettaglio. L’indagine è partita nel 2014 quando fu messa in atto una attività di controllo economico del territorio. L’occhio dei nostri uomini è caduto su alcune bancarelle del mercato etnico delle aree di risulta che era diventata area strategica dell’organizzazione. Area di vetrina, ma anche magazzino della merce da piazzare e che era sistemata nelle auto e furgoni parcheggiati nei pressi del mercatino”.

Le attività investigative sono state portate avanti attraverso il controllo del territorio, pedinamenti, intercettazioni telefoniche con un alto volume di conversazioni ascoltate e spesso in dialetto senegalese, e che hanno richiesto l’impiego di diversi interpreti. Un anno e mezzo di lavoro per trentamila conversazioni tradotte.

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