Montesilvano e Città S.Angelo: accordo per i ponti sul Saline, ma si temono i ricorsi

pontisalineaccordoprogrammaPescara. Firmato l’accordo di programma tra l’ente provinciale e i Comuni di Montesilvano e Città San’Angelo per la realizzazione di tre ponti sul fiume Saline. Un’opera in stallo dal 2008 che sembra giungere all’epilogo, ma rimane l’ostacolo dei ricorsi cittadini e degli ambientalisti, che hanno già impedito l’appalto per una delle tre opere.

Si faranno o non si faranno? La firma apposta stamane a Palazzo dei Marmi era attesta dal 2008, da quando, cioè, la vecchia amministrazione provinciale aveva ricevuto i 15,813 milioni di euro di fondi Cipe per la realizzazione di tre ponti tra Montesilvano e il Comune angolano, a cavallo del fiume Saline. Ma pare che, nonostante l’accordo di programma, sia ancora lunga la lotta che i Consigli comunali dovranno affrontare nei prossimi 30 giorni utili a ratificare gli atti necessari. Da una parte i sindaci Cordoma e Florindi e la Provincia, che attendono con ansia una struttura “di straordinaria importanza per risolvere i problemi di una zona enormemente stressata dalla mobilità veicolare” e che, secondo il piano regionale integrato dei trasporti accoglierebbe complessivamente 60mila passaggi giornalieri; dall’altra le associazioni ambientaliste e quelle dei cittadini, contrarie allo stravolgimento ambientale e propense al potenziamento del circuito ciclopedonale

Il dettaglio dei tre ponti. Partendo da ovest, il primo ponte parte dalla zona sottostante il complesso angolano del Poggio degli Ulivi (contrada San Martino) e termina nel quartiere Villa Carmine di Montesilvano, in via Tamigi, nei pressi dello stabilimento Imalai. Poche centinaia di metri più a est, dove sorge la rotatoria che accede all’Outlet Village di contrada Moscarola, è previsto il secondo ponte, che si congiunge con via Fosso Foreste, per collegare meglio la zona collinare di Montesilvano con l’autostrada A14. Due bretelle lungo le sponde del Saline, inoltre, verranno realizzate per potenziare l’attuale lungofiume sud e per bypassare, a nord, la Lungofino di San Martino. Per questo lotto, già appaltato ad un Ati (associazione temporanea di impresa fra 5 ditte) a dicembre 2009, dopo 4 conferenze di servizi tra enti pubblici e tecnici, dopo le ratifiche comunali si procederà alla consegna dei lavori, che il presidente Testa auspica per fine febbraio 2012, prevedendo 24 mesi per la realizzazione completa.

Per il terzo ponte, quello che dalle spalle del Centro Congressi di Montesilvano dovrebbe arrivare direttamente sulle rive della foce nel territorio di Città Sant’Angelo, si attende ancora l’approvazione regionale della Valutazione di impatto ambientale, prevista per dicembre; ma a complicare le cose sono le contestazioni avanzate negli anni dal Wwf, confermate e avallate dall’Università di Camerino.

Il rischio-ricorsi. Questo terzo ponte, originariamente previsto rettilineo, ugualmente agli altri due, è stato costretto a deviare. Come riferito anche dal dirigente provinciale, l’ingegner Paolo D’Incecco, l’area fluviale attraversata dal progetto è abitata da decine e decine di specie di uccelli, tanto che sulla stessa è sito un centro d’osservazione naturale del Wwf. Gli ambientalisti, infatti, si sono opposti al progetto, ottenendo che il ponte divenisse una grossa curva tesa fino ad una 50ina di metri dall’attuale cavalcavia ferroviario, per non disturbare i migratori protetti che tra i canneti del Saline nidificano e si riproducono. Per tale motivo questo ramo dell’opera è in ritardo sul complesso, attende ancora il parere VIA e il progetto rimane sub-iudice ai successivi ricorsi. Se i finanziamenti Cipe, grazie alla “blindatura” ottenuta dall’appalto dei primi due terzi, non sono a rischio, Pasquale Cordoma e Gabriele Florindi temono che nella fase approvativa dei rispettivi Consigli si possano presentare forti opposizioni, originate proprio dall’associazionismo. Senza contenimento, Florindi tuona: “A quella del Wwf si aggiunge una catasta di ulteriori ricorsi che slitta di far slittare oltremodo un’opera attesa da anni, compromettendo l’accordo con la Provincia di Teramo per costruire un quarto ponte, sul fiume Piomba”. La “catasta” sarebbe quella dei comitati che spingono per ottenere, sulla foce, un ponte esclusivamente ciclo-pedonale, “ma non sanno che i ponti, per legge, ora si devono costruire per forza carrabili, pedonali e ciclabili”, prosegue il veemente sindaco angolano, “ma intanto facciamolo ‘sto ponte, adesso che ci sono i soldi, poi le ordinanze sindacali metteranno il paletto per inficiare il passaggio dei veicoli”.

C’è anche chi, nel tempo, ha proposto di utilizzare il cavalcavia per far proseguire il tracciato della filovia prossima al decollo fino a Silvi: “Ma per questo dove sono i progetti? Dove sono i fondi?”, chiede polemico il sindaco di Montesilvano, “Per adesso facciamo il ponte così come ideato, nel futuro si vedrà”. In sostanza, se la valutazione del comitato regionale dovesse supportare le osservazioni delle associazioni, si potrebbe aprire nelle aule Comunali una lunga serie di proteste che ricadrebbe anche sui due ponti già autorizzati.

“L’uomo prevale su tutto il resto”. Dure le posizioni dei tre amministratori, rispettandone le motivazioni, contro chi osteggia il ponte. “Chiedo alle associazioni di fare un passo indietro”, esorta Guerino Testa, “perché in un momento di crisi come questo perdere 16 milioni sarebbe una mannaia che nessuno può permettersi”. Più incisivo Cordoma: “Il primo dovere della politica è quello di pensare all’uomo, poi agli animali e a tutto il resto. Con coraggio le amministrazioni devono alzare la voce e dire che, con tutto il rispetto, non si può pensare prima all’uccellino”. Ben più stigmatizzante il sindaco Florindi: “Questo è l’ultimo treno che passa, data la recessione, poi si perdono 16 milioni di gocce di sangue. Per colpa del male bruttissimo della burocrazia non siamo riusciti ad appaltare questi lavori; da due anni aspettiamo perché ci si appella al verme solitario che vive nel fiume o all’uccello migratore della zona: di questo passo portiamo le carte in Procura, perché l’accusa di danno erariale dalla Corte dei Conti la rischiamo noi e  non le associazioni”.

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Daniele Galli


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