Sarebbero tutti in buone condizioni: quattro sarebbero già stati trasferiti in elicottero all’ospedale di Pescara, dove sono mobilitati i reparti del Pronto Soccorso e Rianimazione, oltre a una equipe di psicologi.
Nel nosocomio pesarese sono arrivati con certezza la moglie, Adriana, e Gianfilippo, il figlio di 6 anni, di Giampiero Parete, l’uomo che ha lanciato l’allarme subito dopo la slavina: lo conferma il direttore sanitario aziendale della ASL di Pescara Valterio Fortunato. Mamma e figlio stanno bene, sono stati stabilizzati e sono in osservazione. Si attende l’arrivo di altri quattro pazienti, uno dei quali, secondo quanto riferisce la Asl, già in volo. Non si conoscono per ora condizioni cliniche e generalità. Per ora Parete è stato solo informato e non ha ancora riabbracciato moglie e figlio.
Altri tre in salvo sono Domenico Di Michelangelo, 41 anni, di Chieti, poliziotto in servizio a Osimo (Ancona), la moglie Marina Serraiocco, 37 anni, di Popoli, e il loro bambino di 7 anni. Lo conferma il sindaco di Osimo, dove la famiglia vive, Simone Pugnaloni, che cita fonti “dei familiari e delle forze di polizia”.
In ospedale si stanno riversando anche i parenti dei dispersi, speranzosi di accertare che tra i recuperati possano esserci i loro cari.
“Andate da mia figlia è nella stanza accanto”, ha detto la donna ai soccorritori, che ora stanno infatti cercando la bambina.
In un primo momento si aspettavano 2 feriti anche all’opedale di L’Aquila, poi è stato deciso di trasferire i feriti di Farindola all’ospedale di Pescara, designato come presidio di riferimento. L’ospedale di L’Aquila resta però allertato, con due posti letto pronti in rianimazione, e diventa quindi struttura di seconda opzione. Tutto lo staff ospedaliero aquilano resta mobilitato nel caso di eventuale arrivo di feriti.
Secondo i soccorritori della Guardia di Finanza, i primi a raggiungere i sopravvissuti, le persone all’interno sentivano i soccorsi arrivare e rispondevano. Sarebbero stati trovati in un solaio della cucina, dove si sarebbe formata una bolla d’aria all’interno di un locale non raggiunto dalla neve.
“C’e’ ancora un forte odore di bruciato che sale dalle macerie dell’hotel Rigopiano”, ha riferito Marco Bini del Soccorso alpino della Finanza,” probabilmente piccoli incendi provocati dal crollo. Anche il fumo ha guidato i soccorritori nei punti dove sono stati trovati i superstiti salvati stamani, “lì avevamo visto che la neve cedeva e si poteva scavare”.
La neve, invece, potrebbe aver creato all’interno un isolamento dal freddo, come avviene per gli igloo. “La neve li ha protetti, assieme alla struttura dell’albergo. La neve come sappiamo a livello tecnico ti protegge molto”, aggiunge Bini.
I superstiti molto probabilmente avevano del cibo che li ha aiutati a sopravvivere ben 43 ore. Si riaprono, così, le speranze di trovare altre persone vive sotto le macerie della struttura sepolta e distrutta da un volume gigantesco, vasto 300 metri, di neve, alberi, rocce e detriti dello stesso edificio.
“Il freddo, la stanchezza avrebbero potuto accelerare l’incidente da ipotermia – spiega il professor Claudio Sandroni, dirigente medico di rianimazione e terapia intensiva del Policlinico Gemelli – Anche se, allo stesso tempo, in molte situazioni e’ lo stesso freddo a facilitare la sopravvivenza perche’ puo’ proteggere alcuni organi vitali”. “Una persona con temperatura corporea al di sotto dei 35 gradi gia’ e’ considerata in ipotermia – aggiunge Sandroni – al di sotto dei 28 gradi si tratta di ipotermia grave, che pero’ non pregiudica la sopravvivenza. Ci sono stati in passato, situazioni in cui si sono rianimate persone con la temperatura corporea ormai scesa a 15 gradi”. Ma non e’ il caso dei sopravvissuti dell’hotel Rigopiano, trovati coperti e coscienti, “gia’ il fatto che rispondono ai soccorsi – conclude il professore – mi ha fatto pensare che non fossero stati esposti al gran freddo che avrebbe abbassato drasticamente la temperatura portandoli alla perdita della coscienza”.
HOTEL RIGOPIANO: TUTTI I DISPERSI NOMI E FOTO