Tra questi abitanti figurano anche gli studenti universitari che, quasi come se stessero vivendo un dejà-vu, si sono visti negare la chiusura delle sedi universitarie per le giornate di oggi e domani. Secondo le autorità, infatti, non ci sono gli estremi per predisporre la chiusura dell’Ateneo.
Questi estremi, però, oggi risultano esserci: da numerose segnalazioni si apprende come la facoltà di farmacia sia stata interessata da ‘crolli’ così come il nuovo dipartimento di lingue (inaugurato lo scorso ottobre) a Pescara: contro-soffitti caduti in alcuni studi di docenti e allagamenti nei corridoio e sulle scale di accesso al dipartimento.
Gli studenti fuori-sede, in piena sessione d’esami, che non riescono a raggiungere i locali universitari a causa delle avverse condizioni atmosferiche (e della paura per altre eventuali scosse sismiche) sono stati costretti a chiedere lo spostamento delle date utili per gli appelli o, nella peggiore delle ipotesi, non hanno potuto sostenere gli esami facendo slittare così la propria carriera universitaria.
A ciò si aggiungono gli esami di stato per l’abilitazione alla professione di architetto che, data la sede aperta e “funzionante” si sono svolti nonostante le proteste di chi non è riuscito a raggiungere la città (gli stessi che hanno sostenuto le prove precedenti e pagato una somma abbastanza alta)
“Una scelta sconsiderata”, “decisione da irresponsabili, quasi follia”, “il rettore non prende in considerazione le richieste di noi studenti” oppure “lasciare le decisioni didattiche ai docenti significa non prendersi le proprie responsabilità”
Ciò che emerge è un clima di tensione tra gli studenti, preoccupati per la propria sicurezza e chi dovrebbe garantire questa sicurezza e cioè, l’amministrazione.