Pescara. Lo scontro generatosi tra Emilio Fede e Maurizio Acerbo attorno alla finale pescarese di Mister Italia e Miss Grand Prix non ha avuto alcuna vittima, essendosi giocato a mezzo stampa. Ma ad uscirne malconcia, indirettamente, è la libertà d’espressione che ad una giornalista, sebbene “fuori servizio” è stata negata a posteriori. Daniela Senepa, cronista Rai, è stata bacchetta dal Comune di Pescara per una nota su Facebook; e la rete, ora, la difende.
L’antefatto è, ormai noto anche ai sassi: Emilio Fede doveva venire a presiedere la giuria delle finalissime pescaresi dei concorsi di bellezza maschili e femminili andati in scenda allo Stadio del Mare sabato sera ; il consigliere regionale Maurizio Acebro, contestando, ha organizzato la protesta rumorosa che ha disturbato la manifestazione nonostante l’annunciato ritiro di Fede. Il rifondarolo si diceva indignato per la presenza di Fede, in sostanza, indagato per istigazione alla prostituzione e pagato con 12mila euro di fondi del Comune di Pescara. Notizia riportata da tutti gli organi di informazione locale, tra i quali anche il telegiornale regionale della Rai, per il quale lavora la nota cronista Daniela Senepa, voce che racconta l’Abruzzo da decenni dai microfoni del servizio pubblico. Ma una voce che, come altri milioni, esprime su Facebook il pensiero “off record” della persona senza un tesserino d’Ordina in tasca. Così Daniela Senepa, dalla sua personalissima pagina di libera cittadina commentava la vicenda sabato alle 11:16: “12.000 euro dal Comune per la solita parata di mucche al mercato col lenone di Berlusconi, tal Emilio Fede, che si picca anche di fare il giornalista. Servo, venduto, corrotto. Il peggio del peggio. Spero che stasera a Pescara lo spirto guerrier ch’entro ‘ci’ rugge, urli come deve e come sa. Civilmente ma con fermezza totale”; per poi, mezzora più tardi, dedicare il video di una pernacchia a “Emilio Fede, al porco delle suo padrone, agli idioti Miss e Mister di tutto il mondo, alla Padania, ai suoi ministri e a chi va appresso a questo stuolo di ladri e puttanieri”. Libero pensiero, in libero Stato.
“Libero fischio in libero stato”, invece, urlava dal megafono Acerbo sabato sera, mentre chi lo seguiva nella protesta fischiava e spernacchiava a iosa. Passa la notte, viene il giorno di domenica, e alle 15:32 la Senepa pubblica, sempre sul suo pubblico diario telematico, una nota che riportiamo per intero, a non ledere minimamente la completezza dell’informazione, come una brava Giornalista farebbe: “Allora: ieri ho scritto, sulla scorta della questione Fede-miss alcune cose sul Premier. Riguaqrdanti peraltro il suo machismo ch’egli sbandiera urbi et orbi fino a diventare oggetto da Procura della Repubblica. Per chi non avesse letto ho scritto che è tutt’altro che macho, ma che anzi avrebbe, ha, non so, difficoltà… nel settore. Ebbene, i vertici dell’Amministrzione Comunale di Pescara, hanno raggiunto i miei superiori per informarli di quanto ho scritto. E che, per inciso, riconfermo parola per parola. Mi è stato detto che essendo io una giornalista del servizo pubblico, non posso permettermi di avere idee da ‘condividere su una piazza pubblica’ quale è Facebook. Dunque; a parte che mi risulta che il Sindaco di Pescara sia in Africa e non ce lo vedo appiccicato al computer, chiaro quindi che una sottospecie di ovra (polizia segreta fascista Ndr.), intenzionalmente con la lettera minuscola, spulci per lui in ogni dove, ma poi: chi l’ha detto che un/una giornalista Rai non debba avere idee? Quel che un/una giornalista Rai non DEVE fare, è ‘truccare’ i fatti con le sue idee, non informando su quel che accade, ma al contrario ‘imbonendo’ con pistolotti per lo più falsi e tendenziosi chi ascolta e paga il canone. Non chiedetemi esempi nel merito, altrimenti, ahimè, non finirei più di scrivere. Sfido l’ovra, sempre minuscolo, di cui sopra, a tirare fuori dai tutti i miei servizi una sola falsità, un solo ‘trucco’ un solo amalgama tendenzioso a danno di chiunque o in favore di chiunque. Non sto parlando di qualità, non tocca a me farlo, sto parlando di onestà intellettuale e di rispetto del servizo pubblico. E questo tocca a me farlo.E tocca a me anche dire che, al di fuori della mia funzione, senza microfono e telecamera sono perfettamente libera di dire quel che penso. Piaccia o non piaccia. E se questo creerà conflitti, che peraltro vedo che qualcuno si augura, con la Rai, sono pronta a rispondere a chiunque ed in tutte le sedi. Tutte. Se poi l’ovra, lettera iniziale minuscolissima, continuerà nella sua missione, io continuerò nella mia: le aule di tribunale mi sono familiari, tanta gente mi passa dinanzi lì. Loro come indagati, io come libera cittadina”. Da queste parole ogni lettore, fidandosi di una o dell’altra parte, saprà farsi la propria opinione.
Non essendo giunta alcuna replica dall’altra parte, pubblichiamo la seconda nota di Daniela Senepa, quella che descrive il “day after”, il giorno dopo la sua esternazione, che, sempre per cronaca, è stata anticipata da un’innumerevole quantità di messaggio di solidarietà nei confronti della giornalista e della sua libertà d’espressione, al di là del messaggio espresso: “Dunque: innanzitutto grazie. Per la solidarietà, l’indignazione, per la vicinanza emotiva, per esserci. Grazie a tutti mille volte di essere come siamo, l’altra Italia, l’altra Pescara. Poi: il day after, il giorno dopo. Tace l’ ‘ovretta’ che forse sarà stata. come dire, stordita dallo tzunami scatenato su queste pagine dalla civiltà e dalla rabbia compatta di tutti noi. In compenso, una persona che comunque stimo mi ha redarguita perchè nel mio dire sul Premier, oggetto dell’ira dell’ ‘ovretta ho usato termini volgari quali porco, maiale et similia. Vero. vero anche che come donna, come madre avrei potuto e fors’anche dovuto usare termini più consoni non al loro destinatario, bennsì ad un’agorà virtuale come Facebook. Mi scuso allora di avere ecceduto, ma non ritratto mezza parola sul concetto. Ed ho anche pregato chi mi ha mosso l’appunto, di non mettere sullo spesso piano un lessico sicuramente discutibile, ed un’indiscutibile difesa della libertà. Ma so che non lo farà, non sarà fatto. Inoltre: ho ricevuto dal mio capo il non insensato consiglio di essere prudente, perchè se il Premier, o chi per lui, mi querela, ci rimetto l’osso del collo. E vabbè, se mi qu, a Mora, a Fede e suggeritemi voi a chi altri. Comunque: lo tzunami. Ecco questo siamo, in un Paese solo apparentemente dal pensiero unico, di servi e servitori di molti padroni, dipende dal vento, noi siamo l’onda anomala. Io non smetterò di dire quel che penso, di raccontare quel che vedo. Piaccia o non piaccia a chi comanda. Bene accette le critiche, ed anche, perchè no, i consigli alla prudenza, ma la prova libera di fascismo gliel’abbiamo mandata storta, stortissima. Ora sanno, tutte le ‘ovrette’ subdoli e vili e prezzolate, con chi hanno a che fare: con un’onda anomala che le travolgerà. Noi. Tutti. Insieme.”
“Un’onda anomala” che, in città, ha scatenato l’ira di centinaia di persone dedite alla battaglia per la tutela della libertà d’espressione. E se da Facebook è partito tutto, su Facebook parte anche la mobilitazione: l’associazione EspressioneLibre ha organizzato una manifestazione di protesta per venerdì pomeriggio, a partire dalle 18:30, sotto la sede pescarese della Rai, in via De Amicis: “Per Daniela Senepa, per la libertà di pensiero”, è il titolo della protesta, al quale i partecipanti sono invitati a portare un bavaglio da apporsi sulla bocca, a simboleggiare l’imbavagliamento che, in Italia, troppi media subiscono. “Prego ogni partito di astenersi dall’esporre bandiere di partito o simboli riconducibile ai partiti stessi…visto che l’evento vuole essere a difesa di tutti coloro che credono nella libera informazione e che fanno dell’articolo 21 della costituzione un loro credo ineludibile e intoccabile della nostra vita e della nostra democrazia”, scrive l’organizzatore, Massimiliano Di Pillo, ma già si scatena la polemica politica: “Non è la prima volta che l’amministrazione comunale di Pescara cerca di mettere il bavaglio ai nostri giornalisti e, a questo punto, ci sembra doveroso intervenire per esprimere la massima solidarietà a questi professionisti, vittime di una censura che non ricorda precedenti in nessun Paese che abbia il privilegio di definirsi democratico”, criticano Stefano Casciano, segretario cittadino, e Matteo Orfini, della segreteria nazionale Pd, “Non si può in alcun modo impedire a qualcuno di esprimere la propria opinione, e questo è un principio sancito dalla nostra costituzione, articolo 21. Certe interferenze della politica nella vita privata di un cittadino non possono essere tollerate”.
Daniele Galli