Pescara. Serata e nottata di liti e accoltellamenti, quella vissuta ieri a Pescara. Due le persone finite in carcere, altre due in ospedale, una di questa in fin di vita: entrambe le colluttazioni si sono regolate con l’utilizzo di armi da tagli. Un prestito e la partita di calcio sono le motivazioni scatenanti.
Tutta colpa di Thiago Silva?! È stato il difensore brasiliano, ieri sera, a far pareggiare il suo Milan, a tempo scaduto, impegnato sul campo del Barcellona per il primo turno di Champions League. Una partita seguita da milioni di persone, tra questi anche due manovali, uno catanese di fede catalana, l’altro albanese e milanista. Seduti con loro, al tavolo di un ristorante nei pressi dello stadio, altri 8 impiegati della stessa ditta marchigiana, impegnata a Pescara in ristrutturazioni edili. Tutti conoscenti, perfino conviventi: il 51enne Carmelo La Rosa (in foto), “soggetto pericoloso” e con precedenti per aggressione, associazione a delinquere e reati contro la persona, abita nello stesso appartamento di via D’Avalos dell’albanese 38enne K.I., domicilio fornito dal datore di lavoro. I primi screzi durante il big match, già dal goal-lampo del milanista Pato; la discussione si protrae con la rimonta degli azul-grana del Barcellona, per sfociare in una scazzottata all’esterno del locale dopo il goal allo scadere di Thiago Silva. I colleghi li dividono e mentre un gruppo torna a casa in automobile, gli altri 5 passeggiano fino a via D’Avalos. Al ricongiungimento, riprende la rissa, che porta alcuni residenti a segnalare l’agitazione in strada al 113. Intanto K.I. sale in casa e prende dal cassetto della cucina un semi-innocuo coltello da tavola con il quale inferte a La Rosa solo alcune escoriazioni sul braccio. Il siciliano viene allontanato nuovamente dai colleghi, alcuni conterranei, altri di nazionalità albanese, ucraina e marocchina.
Solo qualche passo in là, e torna alla carica brandendo un grosso frammento di vetro, quasi 50cm presi dalla vetrina di una cabina telefonica andata in frantumi: un arma non convenzionale con la quale riesce a recidere profondamente l’arteria femorale dell’improvvisato schermidore albanese. Quando le Volanti, guidate da Alessandro Di Blasio, giungono in via d’Avalos trovano solo il gruppetto di testimoni allontanarsi alla chetichella per sfuggire agli ordinari controlli; in un bar vicino, invece, notano La Rosa con grosse macchie di sangue sulla maglietta, evidentemente sgorgato dalla profonda ferita del moribondo albanese, recuperato e scortato in ospedale dall’ambulanza, dove arriverà in fin di vita: 15 il valore minimo e 30 quello massimo rilevato per la pressione vascolare. Subito l’operazione per salvarlo, poi tutta la notte in rianimazione e, infine, il ricovero in chirurgia vascolare: “Solo qualche minuto più tardi e non sarebbe sopravvissuto”, ha riferito Di Blasio stamani in conferenza stampa, “ma al momento non si può dire fuori pericolo di vita”. “Una lite per meri motivi calcistici”, aggiunge la dottoressa Stefania Greco, seconda in capo alla squadra Volante, “qualche bicchiere di vino era passato sulla tavola, ma queste sono persone abituate a reggere piccole quantità di alcool, non è stato quello il motivo”. Mentre K.I. lotta contro la morte in un letto dell’ospedale Santo Spirito, su di lui pende l’accusa per lesioni aggravate; Carmelo La Rosa, invece, riposa in una cella del carcere di San Donato, arrestato per lesioni aggravate gravissime.
Un secondo e precedente episodio è avvenuto nel quartiere popolare di San Donato, intorno alle 19:30: due conoscenti sono finiti alle mani a causa di un prestito non restituito. Ad avvisare il 113 è stato un Rom 31enne, D.R.A., agli arresti domiciliari presso il proprio appartamento di via Aldo Moro per un cumulo di pena: agli uomini della volante ha raccontato di aver aperto la porta ad uno sconosciuto che gli aveva procurato due ferite, non gravi, al fianco e al torace, usando un tagliaunghie, per poi darsi alla fuga. Non riscontrando la corrispondenza tra le ferite, più riconducibili ad un temperino, e la piccola punta di un tagliaunghie, i poco convinti uomini di Di Blasio hanno approfondito la vicenda, accertando che a ferire il Rom era stata una sua conoscenza decennale, il 45enne pescarese P.E. . D.R.A. aveva infatti abbandonato il domicilio obbligato per attendere sotto casa, qualche metro accanto, l’amico al quale aveva prestato 200 euro tempo addietro: tempo scaduto, il rom pretendeva la restituzione dei soldi. Al rifiuto del debitore, il rom è passato alle mani, prendendo l’altro a pugni, che reagisce estraendo il temperino e sferrando i due fendenti. Il creditore ha incassato, quindi, solo quindici 15 giorni di prognosi per le ferite e l’accusa di evasione mentre entrambi sono indagati per lesioni.
Daniele Galli