L’Abruzzo come crocevia dei traffici criminali delle organizzazioni malavitose. Nel dossier Mafie & Monti, l’associazione Libera ha calcolato che sono circa duemila gli esercenti abruzzesi costretti a pagare il pizzo. L’ultimo Rapporto SOS Impresa, invece, sostiene che il numero di commercianti abruzzesi taglieggiati dagli strozzini supera le 6500 unità. In tutto questo, Pescara rappresenta la terza città in Italia per numero di reati connessi all’estorsione e l’usura, dopo Messina e Siracusa.
Senza pensare ai continui allarmi provenienti da L’Aquila, dove la ricostruzione minaccia di essere compromessa dagli appetiti di imprese direttamente riconducibili a Cosa Nostra; il quadro non è per nulla confortante. A sostenerlo è l’associazione di volontariato Chieti Resiste che, in una nota, si unisce all’appello lanciato nei giorni scorsi dal Siulp di Pescara, che denunciava la scarsità di mezzi e risorse a disposizione della Dogana interna all’Aeroporto d’Abruzzo. “Le determinazioni della Dirigenza della nona zona di frontiera di Bari” scrive l’Associazione “con le quali si dispone l’aggregazione estiva di personale dell’Ufficio Polizia di Frontiera di Pescara all’aeroporto di Fiumicino, lasciano sguarnito un fronte che, soprattutto nel periodo estivo, dovrebbe anzi essere potenziato. Le critiche del Siulp Pescara al provvedimento sono legittime e decisamente fondate. Per questo auspichiamo che per il bene dei cittadini, si possano rapidamente trovare soluzioni alternative, utili a garantire la massima sicurezza sia nello scalo abruzzese che in quello capitolino”.